AL DIAVOLO I CENSORI Perché si può dire psiconano e non si può scrivere culona?

Invettive contro Il Giornale dopo il titolo "Ciao ciao culona". La solita indignazione a due velocità

AL DIAVOLO I CENSORI Perché si può dire psiconano e non si può scrivere culona?

Leggiamo qua e là invettive contro Il Giornale per il suo ti­tolo: «Ciao ciao culona», rife­rito alla sconfitta calcistica della Germania opposta all’Italia nella se­mifinale dell’Europeo, che si con­clude stasera con la partita tra i no­stri e gli sbruffoni spagnoli. Ci accusano di volgarità inammissibile, di mancanza di ri­spetto verso Angela Merkel ( proprieta­ria dei mastodontici glutei ispiratori del suddetto titolo galeotto). E ci invita­no perentoriamente a chiedere scusa ai tedeschi per aver osato sfottere la cancelliera e, di conseguenza, tutti i to­gnini che si sono identificati quali vitti­me del nostro dileggio, bonario nelle intenzioni e non negli effetti prodotti, viste le reazioni politicamente corret­te. Prendiamo atto che «culona» non si può dire, altrimenti si offendono non solo i fratelli teutonici, ma anche i deli­catissimi compatrioti. Accettiamo le critiche, però chiediamo agli indignati perché non si fossero scandalizzati quando, per un centinaio di volte, il lea­der politico maggiormente in auge, Beppe Grillo, definì Silvio Berlusconi «psiconano». Forse che «nano» sia un’espressione più gentile di «culo­na »? Far leva su certe caratteristiche fisi­che di un politico per prenderlo in giro, ci rendiamo conto, non è chic. Confes­so, ho peccato anch’io: in una circo­stanza scrissi che Renato Brunetta non avrebbe mai potuto fare il sindaco di Venezia per la sua incompatibilità con l’acqua alta. Mi era sembrata una bat­tuta divertente, e invece era solo sgra­devole. Me ne pentii. Ma nessuno mi rimproverò di aver colpito alle spalle l’allora ministro della Funzione pub­blica. Perché, invece, aver dato della «culo­na » alla Merkel ha scatenato i censori? Molti altri esempi dimostrano che dal­le nostre parti si usano due pesi e due misure nel giudicare le trivialità dei giornalisti, in particolare titolisti. In­dro Montanelli, giustamente conside­rato oggi il migliore di tutti, mentre un tempo si diceva di lui, «a sinistra», che scriveva per le portinaie (allora aborri­te dai progressisti, anzi comunisti), In­dro Montanelli, dicevo, discettando di Amintore Fanfani, lo qualificò così: mezzo toscano, alludendo alla sua sta­tura fisica nettamente inferiore alla norma. In un’altra circostanza, lo stesso In­dro ipotizzò che Camilla Cederna sim­patizzasse per la classe operaia perché inebriata dagli afrori ascellari del prole­tariato. Frase elegante? Non tanto, ep­pure nessuno si stracciò le vesti. Come commentare, poi, le vignette di Altan in cui si ammirava un ombrello ficcato nel fondo schiena, dove le carni si fan­no morbide, del cittadino fregato dal Cavaliere? Immagine carina? Non vo­glio farla lunga, anche se il materiale per proseguire nella elencazione delle «porcate» editoriali non manchereb­be. Ne cito solo una conclusiva e conco­mitante con l’uscita in edicola del no­stro titolo, «Ciao ciao culona», e di quel­lodi Libero , «Vaffanmerkel»,che consi­ste in un apprezzamento della tv tede­sca relativo ai calciatori azzurri Mario Balotelli e Antonio Cassano: cani ran­dagi ( e bastardi). Intendiamoci, perso­nalmente stimo i cani almeno quanto i tedeschi, non solo pastori, e non meno della culona.

In ogni caso,bisognereb­be sentire l’opinione dei due attaccan­ti italiani: meglio cani o culoni? De gu­stibus. L’importante è smetterla di va­lutare un titolo di quotidiano con lo stesso metro con cui si misura il pregio di un aforisma di Arthur Scho­penhauer.

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