Il dibattito

L’onorevole Melania Rizzoli mi ha indirizzato una lettera pubblicata sul Giornale del 1° febbraio scorso, affrontando il tema del fine vita, in questi giorni sulla stampa con il caso di Salvatore Crisafulli, un paziente in stato vegetativo permanente; l'onorevole Rizzoli chiede - forse in modo provocatorio - di non rianimare più questi pazienti per risparmiare sofferenze a loro e alle famiglie, troppo spesso non in condizioni di affrontare la spesa per accudirli. Auspica che non vengano effettuati atti di «accanimento terapeutico» e ricorda che in epoca passata, senza le terapie oggi disponibili, questi pazienti sarebbero andati incontro ad una morte naturale. E ancora, chiede al governo di sostenere le famiglie con un'assistenza continuata e valida.
Sono d'accordo con l'onorevole Rizzoli quando dice che «chi aiuta a non morire deve aiutare a vivere», e con il massimo rispetto della dignità dei pazienti e delle proprie famiglie.
Credo, anche da medico, nel dovere primario di tutelare sempre e comunque la vita anche in condizioni di grave non autosufficienza. Non possiamo mai avere la certezza che in futuro questi pazienti non potranno uscire dallo stato di coma. Anche perché le conoscenze mediche spostano di continuo in avanti la loro aspettativa di vita.
D'altra parte noi tutti siamo coinvolti dalle implicazioni affettivo-esistenziali dei pazienti e delle loro famiglie, siamo consci delle gravi difficoltà che le situazioni di coma da gravi cerebrolesioni acquisite, fino alle estreme condizioni di fine vita, creano nei parenti e nelle persone che assistono gli ammalati.
Quanto al sostegno delle famiglie e più in generale all'assistenza ai pazienti con stato vegetativo, per la prima volta questo governo ha inserito nei fondi vincolati per gli obiettivi di piano per il 2009 una specifica iniziativa sullo Stato Vegetativo che le Regioni hanno già tradotto in progetti mirati, per un impegno finanziario complessivo di circa 70 milioni di euro.
L'iniziativa prevede modelli organizzativi e assistenziali dei pazienti in stato vegetativo e di minima coscienza in fase cronica, attraverso una rete integrata di servizi sanitari e sociali di assistenza ai malati, uniforme su tutto il territorio nazionale.
Il progetto comprende sia Speciali Unità di Accoglienza Permanente, che percorsi di assistenza domiciliare. Per creare team di elevata professionalità, si attiveranno unità di valutazione multiprofessionale al fine di garantire un rientro domiciliare protetto.
Le famiglie verranno supportate e assistite attraverso il Servizio di Assistenza Domiciliare Integrata che coinvolge il medico di medicina generale, informa sui servizi territoriali forniti con specifica «carta dei servizi», identifica il case manager, l'infermiere che segue il paziente, e coordina la famiglia con l'amministratore di sostegno.
Questo governo ha quindi già affrontato operativamente tali temi.


Auspico che tale iniziativa, che comunque continuerà con l’utilizzo dei fondi vincolati per il 2010, venga consolidata quanto prima da opportuni dispositivi di legge, come è recentemente avvenuto per quanto riguarda la terapia del dolore e per le cure palliative.
Ministro alla Salute

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