Ma dietro quel pianto troppi conti non tornano

nostro inviato a Londra

Serviva uno psicologo più che un allenatore. L'autoaccusa di Alex Schwazer è un atto d'accusa a tutto il mondo che lo ha circondato in questi anni. Alex ha pronunciato l'elogio della sua follia e la bocciatura di tecnici, medici, purtroppo anche genitori, che non hanno saputo staccargli la spina della paura, del dubbio, dell'impossibilità di sopravvivere all'idea di perdere. Alex non voleva qualcuno che lo allenasse, voleva qualcuno che gli dicesse basta: fermati e cambia mestiere. Siamo in un mondo in cui il giovane è avviato alla scorciatoia per vincere: dalla droga sportiva ai bigini scolastici e così via. Schwazer ha fatto il percorso inverso: scorciatoia per perdere. A 28 anni non cadi in errore, se usi il cervello. Si può usare il cervello anche per cadere in errore. Ma quello è cinicamente un pregio. Non un difetto. C'è una frase, tra tante chiacchiere poco credibili, che scopre il guazzabuglio di tormenti che ne hanno ucciso lo spirito prima del fisico. «Ha senso anche farsi beccare, per tornare a una vita normale».
Non c'era voglia di vincere, solo paura di perdere, angoscia da fatica, insicurezza da uomo normale. Alex ha sempre avuto il culto del Superman. Ogni volta che perdeva si autodistruggeva, chiedeva al suo fisico e al suo corpo fatiche ancora più estreme. Dopo Pechino è scoppiato di testa, agli europei di Barcellona ha pronunciato frasi sconnesse sulla fatica di vivere. Dette da un campione olimpico furono lo spot peggiore per i ragazzi che amano lo sport. Nessuno lo andò a prendere per il colletto, nessuno capì che ci voleva una scossa elettrica per depistarlo da quella via.
Qualcuno prenda nota e ne tragga le conseguenze. Il presidente Arese potrebbe rassegnare le dimissioni, possibilmente senza piangere. Ha fatto più pena il pianto di Tania Cagnotto, una che si è battuta contro i muri cinesi ed ha perso per l'ingiustizia dello sport e forse dei giudici, piuttosto che il coccodrillesco pentimento di Alex. Il pianto magari riuscirà a lavare qualche bugia, ma anche ieri il naso si deve essere allungato. Quell'Epo, tenuto in frigorifero per sei mesi, fa pensare alle mozzarelle rancide. I medici dicono che il tempo di massima conservazione può raggiungere l'anno: sapendolo ben preservare. E il dosaggio non può essere fai da te.
Alex ha alzato un polverone forse inconsapevole: ha accusato i russi di drogarsi, ha detto che in Italia non c'è altro tecnico sportivo migliore del dottor Ferrari, facendo intendere che qualcuno lo avrà mandato da lui o glielo avrà spiegato. Ha indicato la Turchia come paese facile a vendere Epo e certo non ci sarà arrivato per intuito. Ha messo nei guai pure la fidanzata. Impensabile che Carolina, atleta di vertice e abbastanza scafata, non abbia capito che quelle nel frigorifero non erano vitamine B12. E quando lui si svegliava a tutte le ore, e quando diceva di non aprire a nessuno… Carolina a cosa pensava? Solo alle favole?. Problematico spiegare. Nel calcio esiste l'omessa denuncia con conseguente squalifica.
Morale: Schwazer ha messo nei guai tanti mondi, compreso il suo. Non è credibile che nessuno sapesse.

Comprendiamo il dramma dei genitori. Alex era un ragazzo d'oro, in tutti i sensi. Ora è un ragazzo sporco, almeno nello sport. Ma una follia tanto devastante andava contrastata. Crediamo più alle lacrime di papà e mamma.

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