Dilaga il bullismo tra fratelli (e l'aguzzino è il più piccolo)

Carlo e Luca (i nomi sono di fantasia) sono due fratelli. Carlo è il più piccolo ed è anche il più vivace. Non sta fermo un attimo, e quando mamme e papà sono distratti non perde occasione per sferrare un colpo a Luca. Di più, lo martorizza, con costanza e sarcasmo, senza risparmargli angherie anche di fronte agli amici. Gli fa sparire gli oggetti ed è riuscito anche a sottrargli la paghetta di papà. Luca è più grande ma non conta. Ci ha provato a dirlo qualche volta alla mamma che non ne può più, che è stanco. Si è persino messo a piangere, una volta. Ma finisce sempre con la stessa frase: «Smettetela di litigare. Ora vi metto in punizione. Tutti e due. Tra fratelli non si fa così». Carlo fa spallucce. Luca sa solo che in casa da solo col fratello non ci rimarrà più. Mai più.
Non sono «normali» litigi. Si chiama bullismo. Bullismo tra fratelli. Il fenomeno è stato studiato prima in America e ora comincia a essere «isolato» in alcuni comportamenti anche in Italia. Succede a Milano, dove all'Ambulatorio nazionale sul disagio adolescenziale attivo all'ospedale Fatebenefratelli e diretto dal professor Luca Bernardo sono in cura per questo problema una decina di ragazzi. Un «nuovo» fenomeno, nel senso che oggi viene riconosciuto come tale, anche se troppo spesso viene ancora ignorato dai genitori e dagli stessi bambini. Come ha dimostrato recentemente una ricerca della Clemson University apparsa sul Journal of Interpersonal Violence: su trenta coppie di fratelli che hanno riportato di aver avuto, da ragazzi, esperienze di bullismo tra le mura di casa il 75 per cento ha dichiarato di essere stata vittima di bullismo da parte di un fratello, l'85% ha confessato senza alcun timore di essere stato il bullo della situazione. Come se, ha fatto notare Robin Kowalski, la docente di psicologia che ha guidato la ricerca, ci si sentisse meno colpevoli se l'aggressività viene diretta contro il fratello.
L'età non c'entra e lo conferma anche Bernardo dal suo osservatorio italiano. I ragazzi arrivano generalmente all'ambulatorio perché «portati da genitori esasperati che non riescono più a gestire le modalità di relazione tra i fratelli» spiega. Vero è che litigi e zuffe tra fratelli e sorelle ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Ed è anche normale che ci siano. Finché non oltrepassano una certa linea. Uno studio pubblicato di recente sulla rivista Pediatrics dalla dottoressa Corinna Jenkins Tucker della University of New Hampshire ha coinvolto oltre 3500 bambini e ragazzi fino a 17 anni di età. È stato sottolineato che in molte famiglie sono all'ordine del giorno i litigi per un gioco, insulti, ruberie e danni a qualche oggetto del fratello o della sorella. Normali dinamiche, come ogni genitori sa. Che diventano bullismo «quando c'è costanza» come spiega Bernardo. E quando le angherie vanno sempre e solo in una direzione: c'è la vittima e c'è il carnefice. Il bullismo tra fratelli, secondo lo studio della dottoressa Tucker, provoca una sofferenza tale che è equiparabile a quella del bullismo sui banchi di scuola. Secondo Bernardo quando si scatena questo tipo di dinamica in famiglia è anche peggio: «Non lasciano mai scampo, a differenza delle prepotenze fatte a scuola». Un ragazzo che è vittima del fratello condivide con lui la quotidianità, la stanza, le vacanze, il tempo libero. A Milano l'ambulatorio segue in questo momento tra gli altri due fratelli adottati «che hanno una spiccata personalità amorale e di aggressività» spiega Bernardo. Ed è proprio il più piccolo ad essere il carnefice: colpisce il maggiore, si fa dare i soldi, lo comanda come se fosse un suo schiavetto in casa.

Talvolta succede anche che il fratello-carnefice usi il fratello-vittima anche con i suoi amici. Insomma esiste un confine, sottile come fanno notare gli esperti, che non va oltrepassato. E sul quale i genitori devono vigilare.

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