Interni

Diritto all'oblio oncologico, stop alle discriminazioni: una legge di civiltà e libertà

Sì è tenuta alla Camera la conferenza stampa sul diritto all'oblio oncologico organizzata dall'onorevole Patrizia Marrocco, relatrice della proposta di legge

Diritto all'oblio oncologico, stop alle discriminazioni: una legge di civiltà e libertà

In un Paese civile, l'oblio oncologico è un caposaldo naturale della società. In Italia è in corso una discussione parlamentare per far sì che diventi legge e che, quindi, la storia clinica di un cittadino, trascorso un certo periodo di tempo, non risulti più discriminante. Questo è l'obiettivo dell'onorevole Patrizia Marrocco, deputata di Forza Italia e per questo partito relatrice della proposta di legge per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti dei malati oncologici. "Nessuno ha il diritto di discriminare una vita che rinasce più forte di prima", spiega Marrocco. La proposta di legge stabilisce i termini superati i quali non sia più possibile chiedere informazioni per chi si appresta ad aprire mutui, prestiti o polizze assicurative.

Ed è stato questo il tema portante della conferenza organizzata alla Camera lunedì 5 giugno, che ha visto la presenza di importanti esponenti del mondo politico e della società civile, riuniti per combattere uniti la stessa battaglia. L'onorevole Marrocco ha portato in conferenza anche la testimonianza di Al Bano Carrisi, assente per motivi di lavoro: "Dovete urlare forte non solo contro le discriminazioni ma anche in favore della prevenzione, perché oggi la scienza va avanti e tutti possiamo guarire".

Alla conferenza è intervenuto anche il ministro Antonio Tajani, che ha evidenziato come questa sia un'iniziativa lodevole a livello politico ma, soprattutto civico. "Non possiamo penalizzare persone che sono guarite da una malattia come se fossero malati cronici. Chi ha avuto un tumore non è un malato cronico. Diversamente si limita la loro libertà", ha sottolineato il coordinatore di Forza Italia. "Non possiamo mettere un marchio a una persona che in questo modo continua a sentirsi malata a vita", ha proseguito il ministro, ricordando che anche l'Unione europea si è espressa in questa direzione, esortando i Paesi ad adeguarsi.

Per rafforzare il concetto di necessità e impellenza di questa legge, sono stati chiamati testimonial d'eccellenza per raccontare la loro storia. Tra questi anche Rosanna Banfi: "Faccio parte dei 900mila guariti. Sono passati 13 anni dal mio tumore e mi è stato detto dal mio oncologo che, finito l'iter, sono stata dichiarata guarita. Io sono stata una malata privilegiata e non ero a conoscenza di tutto questo: non potevo immaginare che una persona che ha subito questa disgrazia debba essere marchiata a vita. Bisogna combattere per chi non è privilegiato". C'è stata poi la testimonianza di Laura Marziali, colpita dal tumore in giovanissima età, oggi guarita e presidente dell'associazione C'è tempo: "Chi ha avuto una malattia oncologica viene vista come una persona fragile, rotta. [...] A me non è stato concesso un finanziamento di 22mila euro, così come quando sono andata a informarmi per l'adozione, non ero sposata e poi figuriamoci, sono guarita dal cancro. Questa discriminazione, questo stigma, va risolto. Non siamo persone di serie B, che non meritano di avere una vita". Anche Patrizia Mirigliani, il cui nome è legato a Miss Italia, ha portato la sua testimonianza: "27 anni fa ho avuto un tumore al seno. È stata un'esperienza difficile quella della chemio e della radioterapia. [...] Ho pensato che per ricostruire la mia vita volevo tornare al mio concorso e fare qualcosa di importante legato al mondo del femminile. [...] Ho voluto combattere il senso di precarietà e mi sono informata, scaduti gli anni canonici che rispondevano alla guarigione, se avessi in seguito la possibilità di un'assicurazione sulla vita. La risposta è no: perché assicurarmi perché io avrei avuto un'esenzione? Ma non è globale, alcune cose si pagano perché sennò dovresti aspettare talmente tanto che il tumore rischia di progredire". Rita Dalla Chiesa ha definito questa legge "un diritto alla vita" e si è detta convinta che "non ci sarà alcun tipo di opposizione, perché è una legge trasversale".

Non era presente in conferenza, ma ha voluto dare il suo contributo, anche il calciatore dell'Inter e della nazionale Francesco Acerbi: "Sapete cosa ho passato nella mia vita. Sono stato fortunato e sono qua per portare un messaggio importante, perché anche chi ha affrontato malattie come la mia e ha avuto la fortuna di prenderla in tempo e guarire, o chi sta lottando, deve avere il diritto a un futuro". Paolo Berelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera: "In questa battaglia non ci sono politiche partitiche o tessere o altro. Sono convinto che anche gli altri partiti, che hanno già dimostrato sensibilità sul tema, dovrebbero garantire un iter spedito di questa legge". Al tavolo si è seduto anche il professore Domenico Corsi, direttore di oncologia del Fatebenefratelli: "I numeri di guariti sono in aumento. [...] La guarigione dal cancro è possibile, non sempre ma guarire dal cancro si può. Ci sono quasi un milione di persone che sono guarite, che hanno superato il tumore e hanno la stessa aspettativa di vita di chi non ha avuto un tumore". Il professore è anche presidente dell'Aiom, che da anni si batte per il diritto all'oblio oncologico con diverse campagne, tra le quali la famosa "io non sono il mio tumore".

Importante anche l'intervento di Ugo Cappellacci, presidente della commissione Sanità alla Camera, che ha sottolineato come questa sia una campagna di civiltà e di libertà. "Sono fiero ed orgoglioso di dare un modesto contributo. Perché quando la politica riesce a intercettare i problemi delle persone è il miglior risultato possibile. Presiedo la commissione Salute e sono cofirmatario della proposta. Questa settimana ci sarà un ulteriore passaggio con il quale si arriverà a un testo unificato e si arriverà a un provvedimento totalmente condiviso", ha spiegato il deputato, sottolineando come il percorso proceda spedito.

Commenti