Se la coppia è consenziente (e senza figli), va, divorzia e se ne torna a casa. In un lampo. E senza passare dal un giudice. Ma solo facendo tappa dall'avvocato. Una firma, e via. Le chiamano «cause senza giudice» o, più tecnicamente, «negoziazione assistita». Il modello è quello Francese. Dove però il sistema giudiziario in generale (e il diritto di famiglia in particolare) si incardina su basi molto diverse dalle nostre. Mutuare quindi il «modello francese» - come annunciato dal ministro della Giustizia, Orlando - avrebbe quindi poco senso sia se si seguisse la strada del disegno di legge (più probabile) o addirittura quella del decreto (ipotesi decisamente più remota). A bocciare la riforma «senza precedenti» sono - con encomiabile senso realistico - gli stessi legali, esperti della materia: «È rischioso sottrarre alla giurisdizione parte del diritto di famiglia», spiega Gian Ettore Gassani, presidente dell'Associazione degli avvocati matrimonialisti, in relazione alla proposta del ministro della Giustizia di accelerare i tempi per l'introduzione del divorzio breve. «Il ministro Orlando vuole proporre il modello francese in Italia per quanto riguarda le separazioni e i divorzi ma non sono convinto della bontà di tale progetto - sottolinea il presidente -. Sottrarre alla giurisdizione il controllo delle separazioni e dei divorzi (nei casi in cui non ci sono figli) è sempre rischioso perché verrebbe meno il controllo dello Stato sul tipo di accordo di separazione e divorzio stipulato dai coniugi con i propri avvocati». «Lo Stato deve controllare velocemente le clausole delle separazioni e dei divorzi per evitare accordi ingiusti e capestro (in danno del coniuge più debole e sprovveduto). Un conto è semplificare e accelerare i tempi della giustizia italiana, altro è privatizzare il diritto di famiglia con tutti i rischi che ciò può comportare. La vera svolta ci sarà quando sarà abrogata la separazione e soprattutto quando sarà obbligatorio essere specializzati in materia familiare e minorile, sia per gli avvocati che per i magistrati».
Di avviso opposto l'avvocato matrimonialista, Annamaria Bernardini: «La proposta del Guardasigilli mi piace moltissimo - dichiara all'Adnkronos -, perché il lungo tempo delle cause e quello che passa per riuscire ad andare davanti a un giudice, sicuramente influisce negativamente sulla vita di due persone che si stanno separando». «Naturalmente - aggiunge la Bernardini De Pace - sarà indispensabile che si possano occupare di diritto di famiglia solo gli avvocati ultraspecializzati. Chi tratta di spettacolo non può impegnarsi nel risolvere controversie familiari». A giudizio della matrimonialista, inoltre, «gli avvocati competenti potrebbero occuparsi anche delle separazioni consensuali di coppie che hanno figli, privilegiando e rispettando l'interesse dei minori». Intanto dall'ufficio stampa del ministero della Giustizia già fioccano distinguo e precisazioni (in puro burocratese, ovviamente): «L'intervento normativo che il governo si propone di adottare in tema di separazione e divorzio si innesta in una fase stragiudiziale governata da una convenzione di negoziazione assistita conclusa tra gli avvocati delle parti e, come tale, finalizzata a sottrarre alla giurisdizione i procedimenti di separazione e di divorzio di natura consensuale». Tradotto: l'input del Governo e quello - eventuale - del Parlamento, inciderebbero su profili diversi.
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