La Bce, che non sostituisce in nessun modo i governi nazionali, ha evitato scenari disastrosi. E ora è pronta ad attivare lo scudo anti-spread qualora sia necessario. La fiducia nell'Eurozona sta tornando, ma i Paesi con alti debiti restano penalizzati sui mercati. In questo quadro, la sorveglianza unica bancaria deve essere fatta presto, ma soprattutto bene.
Nel suo intervento all'European banking congress di Francoforte, il presidente della Bce, Mario Draghi, ha analizzato ieri l'azione della banca centrale per fronteggiare la crisi e ne ha delineato i prossimi passi.
Draghi è tornato a ribadire come il programma di acquisto di titoli di Stato si sia reso necessario dopo che le misure straordinarie di liquidità per le banche non si erano rivelate sufficienti a contrastare la speculazione e per «mettere un freno credibile agli scenari disastrosi» che si sarebbero altrimenti innescati. Il «ritorno di relativa fiducia» nell'euro «è giustificato», ma «si fonda su tre fattori». Primo, dato che il ritorno della fiducia ha seguito l'annuncio del piano anti-spread, occorre «rassicurare i mercati finanziari». A tal proposito, Francoforte «è pronta a implementare questo programma non appena fosse richiesto» da un singolo Stato. Secondo, i governi dell'euro zona «devono continuare a perseguire le riforme strutturali a livello nazionale» in modo da recuperare competitività. Terzo, «i leader devono andare avanti con determinazione» sulla strada delle riforme istituzionali per «completare l'Unione economica e monetaria».
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