A Mario Draghi serviva una sponda politica, dopo la chiamata alle armi di giovedì scorso contro la speculazione. Il presidente della Bce l'ha subito trovata: l'asse Parigi-Berlino, nell'inedita incarnazione Hollande-Merkel, ha garantito ieri il pieno appoggio all'Eurotower, ricalcando in un comunicato congiunto il passaggio clou dell'intervento londinese di Draghi. Ovvero, quel «pronti a tutto per salvare l'euro» che diventa ora una sorta di slogan collettivo, non più solo un avvertimento con il copyright della banca centrale, contro i fuochisti dello spread. Adesso c'è un caveat bello grosso appeso all'ingresso della casa comune monetaria per quanti ancor volessero scommettere su una sua dissoluzione.
Alle parole dovranno seguire però i fatti, e la strada non è ancora del tutto spianata. Le soluzioni anti-crisi prese al vertice Ue restano ancora ai blocchi di partenza, il varo del fondo salva-Stati permanente Esm è sub judice presso la Corte costituzionale tedesca almeno fino alla metà di settembre, e poi c'è la Bundesbank, sempre calata nel ruolo di custode del tempio ultrarigorista seppur con alcune sfumature che lascerebbero intendere un atteggiamento meno rigido. Anche ieri la Buba, con un intervento che aveva tutto il sapore di una risposta all'allons enfants di Draghi, è tornata a esprimere la propria ostilità nei confronti dell'acquisto di bond sovrani, in quanto «offuscherebbe la linea che separa la politica monetaria da quella fiscale». Non avendo menzionato eventuali divieti posti dallo Statuto della banca centrale, quello dell'istituto tedesco non è tuttavia un nein secco. Del resto, all'interno dell'Eurotower il fronte dei falchi si è fatto meno compatto, dopo l'ammorbidimento di due duri come il governatore austriaco Ewald Novotny (favorevole a concedere all'Esm la licenza bancaria) e dell'olandese Klaas Knot. Al momento la Buba può quindi contare al 100% solo sull'appoggio della banca centrale finlandese. Un po' poco anche per un Paese come la Germania, che pur contribuisce al capitale dell'Eurotower per quasi il 19%. È un peso specifico che al momento del voto, per testa e non in base al capitale, può anche non contare. Conta però il peso politico, ed è difficile immaginare che proprio Draghi, il più tedesco degli italiani, abbia voglia di andare allo scontro frontale proprio con i tedeschi. Non a caso, da Bloomberg è filtrata nella serata di ieri l'indiscrezione di un possibile incontro, nei prossimi giorni, tra lo stesso Draghi e il numero uno della Bundesbank, Jens Weidmann, per cercare di superare le resistenze sulle misure volte a ridurre gli spread. Gli stessi mercati sembrano dar credito all'ipotesi che una soluzione verrà individuata quanto prima. A rafforzarla, anche il comunicato congiunto Merkel-Hollande, ulteriore vitamina per alimentare i rialzi dopo il rally dell'altroieri. A soffiare sulla voglia di shopping nei listini europei anche la crescita del Pil Usa nel secondo trimestre, un +1,5% superiore alle attese. Milano, dopo un'asta di Bot positiva (tassi in calo di mezzo punto al 2,454%), ha chiuso in accelerazione (+2,93%) prima che la Consob annunciasse una proroga delle vendite allo scoperto fino al 14 settembre. Un altro provvedimento contro i gufi della speculazione. L'euro è a sua volta tornato a salire a 1,2368 dollari. Il cambio di umore è però visibile soprattutto nel calo di tensione sui titoli dei bond periferici. In serata i rendimenti dei Btp decennali sono calati al 5,96% e lo spread Btp-Bund è sceso a 455 punti base, dai 473 cui era giù caduto giovedì. I tassi sui Bonos decennali spagnoli sono calati al 6,74% e il differenziale sui Bund è sceso a 534 punti base.
In attesa della riunione della Bce di giovedì prossimo, tra le ipotesi di intervento (oltre a un nuovo taglio dei tassi e prestiti agevolati alle banche) non viene scartata una manovra a tenaglia Eurotower-governi. In particolare, secondo una ricostruzione di Le Monde, verrebbe attribuito al fondo Efsf il potere di acquistare sul mercato primario i titoli dei Paesi sotto attacco; poi scatterebbe l'azione della Bce sul mercato secondario, cioè sui Btp e Bonos già in circolazione. Occorrerà però prima chiarire se dovrà ancora essere seguita la procedura in base alla quale per poter attivare l'Efsf è necessaria una richiesta da parte dei Paesi interessati e il successivo via libera dell'Eurogruppo. Successivamente, all'Esm verrebbe concessa la licenza bancaria affinchè possa approvvigionarsi di liquidità direttamente dalla Bce.
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