All'inizio dell'anno scolastico ha incitato gli studenti a «ribellarsi». E chissà che dopo l'ultima intervista gli studenti non la prendano in parola.
Il ministro della Pubblica istruzione dell'Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, auspica infatti un ruolo sempre più determinante dei privati (leggi «sponsor») nel mondo della scuola pubblica. Tema, quest'ultimo, che notoriamente manda in fibrillazione il mondo studentesco (e anche quello docente). Ma tant'è: per il ministro «dobbiamo cambiare rotta rispetto all'idea della Lim di Stato». Al Corriere delle Comunicazioni Carrozza ha spiegato che «è finita l'epoca in cui si acquistano piattaforme di Stato», evidenziando che la mancanza di fondi non è l'unico problema.
«È più sensato, dal punto di vista strategico ed economico, dotare le scuole di un fondo per comprarsi la lavagna interattiva del modello e della marca che ritengono più adatta, eventualmente». Il ministro auspica il ricorso al fund raising per incrementare le opportunità di fare innovazione da parte degli istituti scolastici. «Si mettono in campo azioni di procurement avanzato - spiega - che coinvolga anche i privati, grandi o piccoli che siano, interessati ad investire nella scuola. L'ecosistema dell'innovazione scolastica che ho in mente non fa solo innovazione di prodotto ma anche di fund raising. Carrozza sottolinea inoltre che per liberare risorse »si può lavorare per defiscalizzare le donazioni dei privati alle scuole«.
Nel pacchetto «L'istruzione riparte» sono previsti 15 milioni per il wi-fi nelle scuole: «Ne vorremmo di più - puntualizza il ministro Carrozza -, ma sono quelli che avevamo a disposizione. Gradualmente continueremo a cercarne altri provando, anche qui, a far intervenire i privati. Ma il principio che muove è sempre quello di rendere le scuole autonome da questo di vista».
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