MilanoUno «strappo», una «beffa», una «svolta epocale alla faccia della famiglia». Contro il sì alle unioni civili del Comune di Milano, la Conferenza episcopale italiana usa l'artiglieria pesante. Cannoneggia «il registro di Pisapia» dalle colonne di «Avvenire». In prima pagina dedica al tema della famiglia e delle coppie di fatto (etero e omosessuali) l'editoriale più importante, con un titolo a dir poco eloquente: «Il piano inclinato». Nelle pagine interne, poi, smonta il «testo spot» con un approfondimento e un'intervista a Mattia Ferrero, vicepresidente dell'Unione dei giuristi cattolici, la stessa che aveva avvertito sui possibili rischi di un involontario via libera alla poligamia (un allarme tanto criticato quanto fondato, se è vero che un provvidenziale emendamento al testo iniziale ha scongiurato questo corto circuito culturale e normativo, sostituendo la formulazione «un insieme di persone...» con la più stringente «due persone maggiorenni...»). Il commento di Francesco Belletti è allarmato e impietoso. Descrive «il piano inclinato» imboccato a Palazzo Marino: giorni e giorni di discussioni, polemiche, esami consiliari e di commissioni nelle Zone e in Comune, sedute notturne a oltranza. Una maratona ideologica che ha prodotto uno strumento «utile solo a fini propagandistici e di pressione politica e lobbistica sul Parlamento».
In effetti, i contenuti amministrativi della delibera restano un'incognita, anche per la stessa maggioranza. A oggi non è chiaro se e quali effetti produrrà nella fruizione dei servizi comunali. Su una valutazione, però, ci sono pochi dubbi: il registro non serve a molto. D'altra parte non è un mistero che iniziative analoghe si siano risolte in un fallimento totale in altri Comuni, che lo hanno lasciato praticamente vuoto il registro o addirittura lo hanno chiuso. Ma c'è di più: la «grande novità» introduce qualche conseguenza paradossale. Il giornale dei vescovi evidenzia, per esempio, le modalità di cancellazione dall'elenco: una decisione unilaterale comunicata dal Comune. Solo un esempio della «filosofia» che sottintende questa stagione: diritti invocati in blocco, compreso quello al «matrimonio» o all'adozione dei figli. E soprattutto diritti accompagnati dalla scomparsa dei doveri. Un piano inclinato, appunto, in cui le delibere municipali hanno la funzione di un «Cavallo di Troia».
Ed ecco che si arriva al cuore del problema: il valore politico e simbolico del voto milanese. Nel giorno di Milano il Comune di Napoli ha previsto anche un «momento celebrativo» per le registrazioni delle unioni. Ed è su questo che si combatte la vera battaglia: siamo a un «primo passo», e verso cosa? Tutti i consiglieri comunali milanesi favorevoli al registro, e non solo loro, hanno auspicato un intervento legislativo. Lo ha fatto anche il sindaco, Giuliano Pisapia, con una notevole dose di ambiguità.
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