E Casini, Fini e Montezemolo ora vogliono il partito del loden

T utti gli uomini del Presidente. Casini, Fini e Montezemolo: tre moschettieri per Re Mario. Non appena Mario Monti è sceso dal Colle è partita la corsa dei centristi a ripararsi sotto l'ombrello dei voti che l'attuale premier dimissionario potrebbe, forse, garantire ai moderati in cerca di un riparo sicuro. Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Luca di Montezemolo hanno capito da un pezzo: il «listone» da solo non va da nessuna parte e sono lì appesi alle decisioni di SuperMario. Certo, ognuno gioca la partita con il suo stile. Fini è il più veloce perché coglie al volo l'occasione d'oro offerta dalle telecamere di Che tempo che fa per piazzare il cappello sulla poltrona, lanciando il suo manifesto politico che consiste nello sperare di entrare nel mucchio con Monti al timone. «Sto lavorando per un insieme di forze con la speranza che Monti decida di benedire laicamente questo schieramento che ha l'obbiettivo di continuare la politica del rigore», spiega Fini che poi precisa di sentirsi «tutti i giorni» con Casini e Montezemolo. Casini però ha anche ricevuto un invito dal Pd (invito ribadito ieri pure da Rosy Bindi) per un'intesa che Fini invece vede impraticabile perché il Pd ha in programma di «mettere nel cassetto l'agenda Monti mentre noi la pensiamo all'opposto». Che Fini auspichi «un rassemblement di forze dei cittadini con Monti» non è una sorpresa. La domanda è semmai perché mai Monti dovrebbe allearsi con Fini. Non è pensabile che al premier bastino gli attacchi che il presidente della Camera riserva a Berlusconi, che secondo Fini rappresenta «l'opposto di ciò di cui ha bisogno l'Italia», per entrare in una coalizione con lui e con tutto il Terzo Polo.
Casini scivola sul velluto, non vuol dare l'impressione di stare col fiato sul collo di Monti. «Non sono autorizzato a interpretare Monti, sarà lui ad esprimere la sua opinione - dice Casini - C'è una società civile di moderati, che non vogliono rassegnarsi al populismo di marca berlusconiana, cui bisogna dare risposte serie». Insomma il leader Udc si tiene aperte le varie possibilità. Tra gli scenari possibili ci sarebbe certo una candidatura di Monti a premier con il «listone» che darebbe un respiro assai più ampio al Terzo Polo. Ma se una candidatura diretta non ci fosse si potrebbe sperare almeno in un sostegno ufficiale, una sorta di investitura per la lista per l'Italia.
Anche il cattolicissimo ministro Andrea Riccardi, protagonista del «Manifesto verso la Terza Repubblica» con Montezemolo auspica il ritorno di Monti «risorsa fondamentale per il futuro del paese».
E se invece Monti puntasse diritto al Quirinale? A quel punto si dovrebbe giocare un'altra partita e Casini potrebbe pensare anche ad avvicinarsi a Pier Luigi Bersani. Avvicinamento però che metterebbe in difficoltà Fini.
Chi invece parla moltissimo e rivolto proprio a Montezemolo è il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione che lancia un appello «ai moderati ed a Montezemolo» affinché si mettano «tutti insieme nel segno di Monti». Buttiglione non ha dubbi: «Vogliamo Monti come presidente del Consiglio».

Ma non si pone la domanda fondamentale: è sicuro che lo vogliano pure gli italiani? In effetti l'entusiasmo dei cittadini italiani verso Monti è decisamente in calo mentre non lo è quello delle gerarchie vaticane. Ne sono la prova i complimenti rivolti al premier dall'Avvenire, quotidiano dei vescovi, in prima pagina.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica