E dopo la cravatta diplomazioni in tapis roulant

E dopo la cravatta diplomazioni in tapis roulant

Un vero e proprio «sleepover» ma senza le ciabatte con le orecchie da coniglio. Il G8 di Camp David, sin dalla sue fasi iniziali ieri in tarda serata, è stato caratterizzato da un clima molto informale. Quello degli sleepover, appunto, le festicciole che i teenager Usa organizzano nelle proprie case invitando gli amici a fermarsi per la notte. I capi di Stato e di governo degli otto Paesi industrializzati, infatti, hanno tutti pernottato nella dimora presidenziale statunitense. E il primo vertice si è svolto senza particolari cerimonie. Con Obama che ha salutato i vari leader rivolgendosi loro come vecchi amici. Un segnale chiaro: ai venti di crisi che ispirano le proteste popolari in Europa si può rispondere solo mettendo da parte le limousine e lo sfarzo e concentrandosi sui problemi, anche se poi le soluzioni sono di là da venire. Al neo presidente francese François Hollande, Obama ha riservato persino una tirata d’orecchi. «François, ma avevamo detto senza cravatta!», ha rimbrottato il numero uno dell’Eliseo ricordandogli che il look doveva essere casual (persino il sobrio Mario Monti vi si è adeguato, mentre Frau Angela Merkel ha optato per una giacca rosa su pantaloni bianchi). Che si è subito schermito: «L’ho tenuta per la stampa». «Già, già, devi fare una bella figura con la stampa», ha rintuzzato Obama. Ma il clima amichevole non ha impedito all’inquilino della Casa Bianca di fare alcune sottolineature sin dalle prime fasi del vertice. «Angela, come va? avrai un po’ di cose per la testa!». Il saluto al cancelliere tedesco racchiudeva già una venatura critica all’intransigenza della Germania che ha contribuito a inasprire la crisi del debito dell’Eurozona. Che il vertice si svolgesse in un’atmosfera molto friendly era del resto previsto dal protocollo ufficiale. La scelta di spostare la sede da Washington alla vicina Camp David per evitare sovrapposizioni e problemi di sicurezza in virtù dell’imminente summit della Nato ha di fatto eliminato dal G8 la patina di formalismo che tradizionalmente lo contraddistingue, fatta eccezione per il vertice dell’Aquila nel 2009. Di conseguenza, non è un caso che il bilaterale tra Obama e il premier britannico David Cameron si sia svolto nella palestra della villa. Gli sherpa delle delegazioni si sono premurati di far sapere che «i due leader hanno parlato della crisi della zona dell’euro e dei rischi che incombono sull’economia mondiale mentre si allenavano sul tapis roulant». D’altronde, era stato Nixon a inventare la «diplomazia del ping pong» per svelenire il clima con Pechino. Con Londra, da decenni fedele alleato, si è potuta consolidare l’amicizia con la «diplomazia della palestra».

E così tra un confronto sui problemi della Grecia e un altro sulle ormai annose questioni mediorientali (Iran e Siria, in particolare), il cancelliere federale Merkel e il primo ministro Cameron si sono ritagliati un po’ di tempo per assistere assieme nella sala cinema presidenziale alla finale di Champions League tra i tedeschi del Bayern Monaco e i londinesi del Chelsea. Anche questa è diplomazia nei tempi amari della crisi economica.

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