L’unica cosa certa nella vita sono la morte e le tasse, ma mentre la prima è una tappa ineludibile, con la seconda c’è chi prova a farla franca. E a volte la trasgressione arriva da chi non ti aspetti. Come dalla multinazionale tedesca dell’energia E.On, che in Sardegna si è radicata da dieci anni (nel tondo il suo stabilimento), ma l’Ici non l’ha mai pagata. Il carbondotto del colosso tedesco attraversa per 4 chilometri il territorio di Porto Torres e il comune adesso ha deciso di presentare il conto. L’ente non riuscirà a incassare l’Ici per tutti i dieci anni, ma almeno metterà le mani sulle imposte relative agli ultimi cinque per le quali non è scattata la prescrizione, oltre che sull’Imu per l’anno in corso. Un milione e 360mila euro è il computo finale, accompagnato dalla minaccia di rivolgersi al tribunale, se il debito non venisse onorato.
Sembra insomma che i tedeschi, maestri di rigore, a volte siano inclini all’autoindulgenza, se si tratta di scovare le travi nel proprio occhio. Quello di E.On, tra l’altro, è solo l’ultimo degli inadempimenti nei confronti del Comune, che da mesi è ormai coinvolto in un altro estenuante braccio di ferro: l’ente sta infatti aspettando l’attuazione degli accordi firmati dalla società per la costruzione di un nuovo gruppo a carbone. Il contratto prevede che al Comune vengano corrisposti 400mila euro all’anno per il periodo compreso fra il 2009 e il 2013 per una cifra pari a due milioni di euro dilazionati in cinque annualità. Solo che gli accordi, per ora, sono rimasti lettera morta: dalla tesoreria fanno sapere che sono stati corrisposti soltanto 240mila euro come anticipo del 30% per quanto dovuto negli anni 2009 e 2010. E per far rispettare i patti alla giunta non è rimasta altra scelta che rivolgersi agli avvocati.
La cifre in ballo sembrano comunque una pagliuzza rispetto alla trave nell’occhio del colosso tedesco Bosch: l’agenzia delle entrate ha accertato un’evasione di 1 miliardo e 400milioni, sommando gli anni di tasse non pagate dal 1997, più sanzioni e interessi. Praticamente una fetta di finanziaria. La maggior produttrice mondiale di componenti per autovetture però se l’è cavata con molto meno: a gennaio il fisco italiano ha preferito incassare poco ma subito e ha accettato un accordo al ribasso di 300 milioni euro per evitare un estenuante duello con i consulenti della multinazionale. Se gli italiani piangono in materia di evasione nemmeno i tedeschi ridono. Non solo nel Belpaese, ma anche a casa propria: Thomas Eigenthaler, presidente del sindacato del personale tributario a gennaio aveva lanciato l’allarme: «La frode fiscale è diventato purtroppo il nostro sport nazionale. È un comportamento diffuso che, anziché essere additato come una vergogna, purtroppo viene trattato come una bagattella, un peccatuccio veniale. Ormai è una questione di mentalità. La morale fiscale della gente continua a peggiorare».
Si aggira attorno ai 30 miliardi la perdita annua del fisco in Germania per colpa degli evasori. E anche la commissione Finanze del Bundestag ha accertato che anno dopo anno, i tedeschi hanno portato illegalmente all’estero più di 300 miliardi di euro, di cui 142 miliardi in Svizzera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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