E Renzi incalza Letta: governa, non hai più alibi

A Palazzo Chigi, ieri mattina, hanno sfogliato con soddisfazione la rassegna stampa, con la maggior parte dei quotidiani (persino, tra le righe, la finora poco simpatizzante Repubblica) che celebrano la vittoria del premier su Berlusconi.
Una vittoria che resta al momento incompiuta, visto che il Cavaliere è ancora lì, dentro la maggioranza, e che i gruppi parlamentari autonomi annunciati dalla fronda Pdl ancora non vedono la luce, «e se passa il weekend, non se ne sentirà più parlare», come preconizza un dirigente del Pd. E questo, Letta lo sa bene, crea un elemento di potenziale destabilizzazione per il suo governo, e offre armi polemiche ai suoi antagonisti interni.
«Ma tra venti giorni Berlusconi sarà decaduto, e a quel punto tutto cambierà: basta aspettare», assicurano gli uomini del premier. «E nel Pd nessuno potrà permettersi di mettere in difficoltà Enrico, che ha chiuso la pagina del berlusconismo e ha le spalle coperte da Napolitano». Il «nessuno», chiaramente, è riferito a Matteo Renzi.
E ieri è arrivato un primo segnale di cosa potrebbe significare una dialettica tra governo lettiano e Pd renziano: il sindaco, tutto proiettato ormai sulla scadenza del congresso di dicembre e sulla conquista del partito, ha sottolineato che «ora, venuto meno il ruolo determinante di Berlusconi, il governo ha una possibilità in più». E soprattutto, è il sottinteso, un alibi in meno. Ed ecco dunque la prima tiratina di giacca sulle cose concrete da fare. A cominciare dal tragico fatto del giorno, l'ecatombe di Lampedusa: «Benissimo proclamare il lutto nazionale. Oggi le lacrime, ma da domani via la Bossi-Fini, caccia agli scafisti e l'Europa si svegli». Da un lato assicurare al governo il proprio sostegno, dall'altro incalzarlo sulle cose da fare, sulle riforme promesse: «Saremo custodi inflessibili delle cose che Letta ha promesso», avverte il renziano Paolo Gentiloni.
Il secondo fronte su cui Renzi assesterà il partito, poi, è quello delle riforme e della legge elettorale. Perché il sospetto che di qui ai prossimi mesi si tenti il blitz per correggere il Porcellum in senso iper-proporzionale, rendendo invalicabile per il Pd la soglia per il premio di maggioranza, è assai presente, e fondato su molti indizi seminati dall'ala Letta-Franceschini. Una garanzia, sospettano i renziani, offerta ad Alfano e compagni per spingerli a partecipare alla creazione di un nuovo contenitore centrista cui va assicurata l'alleanza perpetua con la sinistra per restare al governo. E per questo una delle prime scelte che Renzi annuncerà, e su cui impernierà la propria mozione congressuale e cercherà un patto con altri candidati, Gianni Cuperlo in testa, è la difesa ad oltranza del bipolarismo.

E il no alle «larghe intese perpetue», come le chiama Goffredo Bettini, che avverte: «La situazione rimane incerta, si è rafforzato il governo ma sarebbe un gravissimo errore pensare a larghe intese che durino anni. A marzo si deve ridare la voce ai cittadini».

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