E in serata incontro privato con il Papa e colloquio con Bertone

RomaPrima il presidente della Repubblica, poi il Papa. Non poteva cominciare in modo più solenne la settimana del premier Mario Monti. Che di mattina è stato ricevuto da Giorgio Napolitano al Quirinale, per fare il punto sull'agenda dell'autunno. E in serata si è recato a Castel Gandolfo da Benedetto XVI per un incontro durato circa tre quarti d'ora nel quale si sarebbe parlato di Europa e di giovani in un clima definito da fonti vaticane di «naturalezza, familiarità e spontaneità» e a cui è seguito un colloquio con il segretario di Stato Tarcisio Bertone.
L'incontro tra Napolitano e Monti è stato invece un ideale seguito del Consiglio dei ministri di venerdì scorso, quello delle quasi nove ore di dibattito. In entrambi i casi il premier Monti ha ripassato i principali appuntamenti segnati sull'agenda del governo per i prossimi mesi, quelli che dovrebbero essere gli ultimi del governo dei tecnici e sulla cui base si valuteranno anche i suoi risultati. Primo dossier, quello europeo fondamentale per la partita che sta giocando il Professore. In pochi giorni, tra il 6 e il 12 settembre, ci saranno il Consiglio direttivo della Bce, la proposta della Commissione europea di creare un'autorità di vigilanza bancaria unica e soprattutto la decisione della Corte costituzionale di Karlsruhe sulla compatibilità con la Costituzione tedesca del fondo salva-Stati: un eventuale «no» potrebbe far crollare in partenza lo strumento nato per combattere la crisi del debito pubblico di molti Stati europei. Dopo tutto questo sapremo certamente di più su quanto è lontana per l'Italia la fine del tunnel.
Ma Monti ha permesso a Napolitano di dare una sbirciata anche ai principali faldoni su cui stanno lavorando i vari ministri. Ad esempio quello riguardante il Fisco, vero pallino di Monti. Il premier sta cercando disperatamente uno spiraglio per dare una buona notizia agli italiani, anche per motivi di pura propaganda: non vuole essere ricordato solo per le stangate. E siccome il ritocco al ribasso delle aliquote Irpef pare un tabù, Monti spera di poter quanto meno scongiurare l'ulteriore aumento dell'Iva previsto per il luglio 2013, che deprimerebbe ulteriormente i consumi. Quanto alle fasce meno abbienti della popolazione allo studio c'è il rifinanziamento della cosiddetta «social card». Meglio di niente.
Altro capitolo importante, quello della semplificazione amministrativa e burocratica dello Stato-pachiderma. La misura più nota che dovrebbe presto vedere la luce è la riduzione delle Province - che comporta a cascata una serie di riorganizzazioni territoriali - ma nelle intenzioni del governo c'è anche metter mano alle agevolazioni fiscali e agli incentivi alle imprese. Inoltre c'è la dismissione del patrimonio pubblico, sia sotto forma di beni immobiliari sia sotto forma di partecipazioni statali, e un'ondata di liberalizzazioni inizialmente nei settori delle poste, della cultura e della sanità, anche se su quest'ultimo settore il ministro Renato Balduzzi sembra aver tracciato confini molto netti.

Monti e Napolitano hanno parlato anche di un argomento molto sensibile, quello dei costi della politica: qualche misura è necessaria, non tanto per il risparmio atteso, che non sarà significativo, quanto per il valore simbolico assai importante agli occhi degli italiani. L'antipolitica si combatte anche così.

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