E Tonino gioca al solitario: «Il centrosinistra sono io»

RomaForse gli piacerebbe persino rappresentarsi nelle vesti di uno dei suoi cavalli di battaglia più celebri. Più che cavallo, asino: asino di Buridano. Indeciso tra la mangiatoia di un nascente centrosinistra (come vorrebbero i suoi amministratori locali) e la protesta antisistema assieme a Grillo. Senonché, la condizione attuale di Antonio Di Pietro (nel tondo) somiglia di più a un'altra delle sue metafore un tanto il chilo: il supplizio di Tantalo. Il quale, per le offese arrecate agli dei, fu gettato nell'Ade dove non poteva né cibarsi né bere: ogni volta che ci provava, il lago si asciugava, i rami con i frutti s'allontanavano. Un grosso macigno incombeva sul cranio.
Snobbato da Grillo, visto come la peste da gran parte del Pd, in ogni caso indigesto all'Udc, il leader dell'Italia dei Valori vive con un macigno sulla testa il tormentoso pensiero della propria ininfluenza. I sondaggi ancora non registrano grandi erosioni verso il Movimento 5 stelle, ma è un dato di fatto che la linea dell'anti politica (di cui l'ex pm aveva il copyright) per reggere alla concorrenza ormai richiede dosi sempre più massicce di populismo e visibilità. Intollerabili per un centrosinistra responsabile. Ed è quanto Nichi Vendola s'affanna a ricordare al leader Idv, anche nella speranza di scongiurare nemici a sinistra. «Il tempo delle polemiche barocche ed eccessive deve finire, lo dico con affetto e amicizia a Di Pietro e De Magistris. Di Pietro compia quel passo in più, entri nel cantiere».
Ma Di Pietro sa che quell'abbraccio sarebbe fatale al suo movimento, ben meno saldo di Sel nel digerire eventuali patti con l'Udc. Così, dopo aver urlato al tradimento di Vendola, dopo aver definito il patto con Bersani «intesa tra furbacchioni voltagabbana», l'ex pm ieri ha lanciato altri lamenti feroci e un orgoglioso guanto di sfida. Altro che primarie, «io mi propongo come candidato premier di una coalizione di centrosinistra con un programma fatto di legalità, solidarietà e sviluppo. Se Bersani, Vendola e compagnia bella ci vogliono stare, bene. L'Idv andrà avanti puntando non sulle parole ma sui fatti. Loro, alle parole sui massimi sistemi, fanno seguire i misfatti».
Toni che non mancano di portare acqua al mulino di Bersani e di chi ha decretato l'annichilimento dell'ex pm, in oggettiva situazione di difficoltà.

Anche per la fronda interna che trova in Donadi la voce più coraggiosa («Stiamo andando a sbattere»). Ma che per ora non può che assistere, attonita, al disfacimento del sogno per colpa del Capo. Per dirla alla Tonino, Dio acceca chi vuol perdere.

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