Come è eccezionale questo Papa normale

Quando un giornalista scrive della Chiesa è bene che dica subito, per evitare equivoci, da quale parte sta. Personalmente non sto da nessuna parte, non essendo credente. Non per questo tuttavia mi è sfuggito il clamore suscitato dal nuovo e innovativo Papa, che ha dato il via a un'autentica rivoluzione nelle sacre stanze, la ricaduta della quale sui fedeli provoca due sentimenti: stupore ed entusiasmo. Francesco ha fatto a pezzi gli schemi tradizionali (...)

(...) cui, con qualche variante di forma e di sostanza apprezzabile, si attenevano più o meno i suoi predecessori.
Egli ha cambiato completamente il linguaggio apostolico, adottando un lessico familiare, diretto, comprensibile a chiunque, schietto e molto efficace. Con un'espressione volgare si potrebbe dire che parla come mangia, ispirando simpatia nel popolo che lo sente vicino a sé e al proprio modo di essere. I discorsi di Bergoglio, quasi tutti improvvisati e quindi spontanei, sono simili a quelli di un parroco di campagna che prediliga il buon senso e non indulga nella teologia, nella filosofia e nelle spiegazioni raffinate dei vari misteri della fede, ché, tanto, sempre misteri rimangono.
Non dovrebbe essere giudicato strano il fatto che al soglio pontificio sia arrivato un uomo normale, per quanto prete, il quale fa cose normali con assoluta serenità e spontaneità. E invece, fateci caso, i giornali (di carta e televisivi) non fanno che segnalare i suoi atteggiamenti - ripeto, normalissimi - considerandoli eccentrici, stravaganti. È evidente. Dovrebbe essere il contrario. E cioè bisognerebbe contrapporre la semplicità di Francesco, ai limiti della banalità, al fasto e alla pomposità con i quali i vicari di Cristo, per secoli, hanno caratterizzato lo svolgimento della loro missione. Vogliamo dirci la verità? Molti di essi, quasi tutti, una volta saliti al trono adottarono uno stile che chiamerei ridicolo se non temessi di essere irriverente. A cominciare dall'abbigliamento. Prendiamo le scarpe rosse, o pantofole o babbucce, non saprei come definirle. Se io mi presentassi in redazione con simili calzature sono sicuro che i colleghi chiamerebbero gli infermieri, affinché mi ricoverassero senza indugi in un reparto psichiatrico per essere sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio.
E che dire della sedia gestatoria, in voga fino a qualche anno fa? In un'era in cui chiunque già viaggiava su aerei a reazione, supersonici, o su treni superveloci, il capo della cristianità si faceva ancora portare in giro su un cadreghino con le stanghe rette da poveracci sostituti di cavalli o asini. Sorvoliamo su vari particolari relativi all'organizzazione degli appartamenti riservati al Pontefice, al quale era inflitto perfino un maggiordomo (talvolta traditore e spione) e un numero imprecisato di servitori.
Conviene stendere un velo pietoso su certe esagerazioni lussuose stridenti con il ricordo di Gesù cui fu imposta una corona di spine e che venne torturato a morte sulla croce. Troppo facile - obietterete - speculare su accostamenti del genere, ma è anche impossibile esimersi dal fare paragoni. Lo sfarzo esibito e addirittura ostentato non si addice al capo spirituale di una religione - come quella cristiana - che si è affermata nel mondo (e per millenni) predicando l'eguaglianza basata su un principio enunciato dal fondatore in sette parole: ama il prossimo tuo come te stesso. Come fai ad amarlo se la distanza fra te e lui fa sì che uno viva da re mentre l'altro campa da miserabile? Distanza che il pontefice venuto dalla «fine del mondo» tenta di ridurre, se non di annullare, come Dio comanda.
Spero che nessuno mi accusi di intromettermi in faccende che non mi riguardano. In realtà mi accontento di osservarle per arrivare alla conclusione più logica. Non sbaglia Francesco a scendere dal trono, ma sbagliarono coloro i quali su quel trono si adagiarono compiaciuti, accettandone e godendone i privilegi quasi che fossero dovuti. Constatare che il Papa ora calza orrendi mocassini (rigorosamente neri, identici a quelli del mio amico prevosto monsignor Mansueto Callioni) è motivo di conforto e consolazione. La Chiesa maestra stia pure in cattedra, ma non si dia delle arie: il regno non è suo ma del Padreterno. Lo usi pure, però con modestia, e lo amministri con onestà.
Non è questo Papa trasandato a dare scandalo, ma quelli che per secoli si sono degnati di benedire i fedeli dall'alto, bene attenti a presentarsi loro impomatati e azzimati quali monarchi. I preti sono uomini tra gli uomini: niente di più né di meno. Francesco che sale in aereo portandosi appresso una borsa nera incuriosisce i giornalisti sciocchi, i quali gli chiedono che cosa essa contenga. Ma cosa volete che contenga? Effetti personali, per esempio il rasoio e un libro. Nulla di eccezionale. Qualunque manager in trasferta tiene in mano una ventiquattrore e nessuno si è mai sognato di chiedergli cosa cavolo racchiudesse. Chissenefrega.
Se la normalità e l'ordinarietà fanno notizia, la notizia è che il mondo si è capovolto. Bravo Francesco che cerca di raddrizzarlo. Parola di ateo.

segue a pagina 17

di Vittorio Feltri

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