Ecco a chi finiranno i voti della Lega

Ecco a chi finiranno i voti della Lega

RomaE ora, povera Lega? Che succederà a livello elettorale alla forza antisistema travolta dal più «sistemico» degli scandali? Mica serve la palla di vetro per prevedere un arretramento nelle urne del Carroccio. Ma: quanto? E chi se ne avvantaggerà? E perché?
Lo abbiamo chiesto ad alcuni sondaggisti e analisti politici. Concordi nel preconizzare un netto arretramento alle urne del partito che fu di Bossi, penalizzazione che qualcuno immagina di lieve entità e altri nelle dimensioni di un dimezzamento. «Il contraccolpo sarà secco - spiega Luigi Crespi - non tanto alle prossime amministrative, perché qui il peso dei partiti è inferiore, ma in futuro. Io lo quantificherei in un terzo dell’elettorato. Nelle zone in cui hanno il 35-40 per cento dei voti arriveranno a perderne una decina. E se gestiranno male la vicenda scenderanno ancora». Altrettanto cupa la lettura di Klaus Davi: «L’elettorato leghista è calvinista, direi berlingueriano, l’impatto sarà forte. Considerato che potranno esserci ancora sviluppi giudiziari corposi, azzarderei una diminuzione di 2 punti a livello nazionale alle prossime amministrative e molto peggio alle politiche del 2013. Se lo scandalo diverrà uno tsunami la Lega si dimezzerà. E forse si frantumerà». Adriano Ferrari Nasi non crede ai sondaggi a caldo che si leggono in queste ore: «Dire che, come ho letto, la Lega attualmente perderebbe un punto percentuale non significa nulla. Un punto percentuale è all’interno dell’errore statistico». E allora? «Allora la Lega ha uno zoccolo duro del 4 per cento, dato pari al suo minimo storico elettorale. Prima dello scandalo nei sondaggi era tra l’8 e il 10 per cento. Tutto il surplus era frutto della coerenza, della solidità, della situazione ideale in cui la Lega si era trovata nel governo Berlusconi: governare e al contempo mantenere la propria identità e all’occorrenza fare anche la voce grossa. Tutto questo scompare: resta solo il signore con la barba verde che voterebbe sempre per Bossi».
Il meno pessimista in chiave padana è Andrea Mancia di notapolitica.it: «Certo, la Lega perderà. Direi 1-2 punti in chiave nazionale, 8-10 nelle regioni in cui è più forte. Ma se il Carroccio saprà far passare il messaggio che si tratta di una tempesta giudiziaria, potrà recuperare buona parte dei consensi».
A.A.A., cedonsi voti, citofonare Carroccio. Chi li prenderà? «È tutto da capire - dice Mancia - visto il tipo di elettorato leghista, i loro voti andranno poco a partiti tradizionali e molto ad altre liste antisistema». Sì, ma quali? «A destra non ci sono alternative ragionevoli alla Lega - fa notare Ferrari Nasi - il Pdl è in difficoltà, Fli un fallimento. Quindi l’elettorato leghista confluirà nel non voto. A meno che non emerga un soggetto nuovo che al momento non c’è. Certo non è nuovo Montezemolo».
Sulla stessa linea Crespi: «A livello amministrativo i voti degli ex leghisti finiranno alle liste civiche. A livello nazionale nella zona grigia dei delusi, degli indecisi, del non voto; un’area che conta il 25 per cento degli elettori e che finora aveva colpito tutti i partiti tranne la Lega». «Ma occhio: l’elettorato leghista rimane - precisa Davi - solo che potrebbero maturare altre leghe. Tra i partiti tradizionali intercetterà qualcosa il Pdl, che della Lega è diretto concorrente in termini di marketing».
Ecco, il Pdl. Che cosa dovrà fare per una proficua pesca nell’elettorato del Carroccio in panne? «Nulla, aspettare - filosofeggia Crespi - ci vuole tempo perché il cambiamento sia interpretato in maniera profonda. Quindi no a operazioni mediatiche o di propaganda». E no a sciacallaggi politici. «Infierire sul piano giudiziario sarebbe suicida - ammonisce Davi - il Pdl deve contrattaccare sul piano dell’agenda politica, proponendo progetti federali credibili e facendo spazio alle priorità del Nord, con la difficoltà supplementare di avere un segretario meridionale».
Per Mancia la parola d’ordine è buonsenso: «Il Pdl paradossalmente raccoglierà molti voti se non si mostrerà avido di farlo, ma farà onore al garantismo che è nel suo dna, senza sparare sull’avversario a terra.

Poi, certo, bisognerà dare risposte a domande classiche della Lega, e non sarà facile appoggiando Monti a Roma». Di sicuro il Pdl un vantaggio ce l’ha, secondo Ferrari Nasi: «Essendo entrato in crisi prima della Lega ne uscirà probabilmente prima, e se lo farà in modo credibile e stabile potrà portargli via un po’ di voti».

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