Chi aveva visto più lontano, con il suo infallibile fiuto, era stato il solito Nichi Vendola: «Non sono indagato - tuonava il profeta della buona moralità nell’estate di tre anni fa - né mai lo sarò». Adesso, che il presidente della regione Puglia ha ricevuto non uno ma due avvisi di garanzia, eccolo gridare contro quello strano Paese chiamato Italia: «Mi accusano perché ho fatto vincere il migliore». E il segretario del Pd Pier Luigi Bersani gli corre dietro: «Non mettiamo tutto nel mucchio. Un’indagine per abuso d’ufficio non giustifica una richiesta di dimissioni».
Così va l’Italia, terra bizzarra: i grandi moralisti, da Di Pietro a Vendola, da Bersani a Fini, predicano ininterrottamente contro il degrado del costume, il mercimonio delle istituzioni, la corruzione dilagante e puntano il dito contro Rosi Mauro e Umberto Bossi che nemmeno sono indagati, ma se per caso il macigno di un’inchiesta piove sulla loro testa, allora ci spiegano che la verità è un’altra. Che tutto si chiarirà. Soprattutto, che il passo indietro sempre chiesto a terzi e quarti, non hanno alcuna intenzione di farlo.
Ricordate il Fini della casa a Montecarlo?
Lanciò un coraggioso videomessaggio su Youtube: «Se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita non avrei problemi a lasciare la presidenza della Camera perché la mia etica me lo imporrebbe». Il governo dell’isola caraibica di Saint Lucia ha fornito i documenti che risolvevano il giallo, ma Fini è sempre lì, imbullonato alla sedia. In compenso i suoi collaboratori mitragliano Rosi Mauro. Non che la Rosi abbia rimediato un figurone, ci mancherebbe, però si pretenderebbe sempre lo stesso metro di misura. Carmelo Briguglio, vicepresidente vicario dei deputati di Fli, ne fa la questione delle questioni: «Non è una strega, ma rappresenta un problema serio che non è della Lega ma della repubblica».
Certo, anche Fini, nei mesi del tormentone di Montecarlo, rappresentava un problema per la repubblica, ma all’epoca si preferì derubricarlo a «ossessiva campagna mediatica». Insomma, un complotto o qualcosa del genere. Il buon esempio possono sempre darlo gli altri. Il senatore del Pd Nicola Latorre consegna un ultimatum alla solita Rosi: «Sono chiare le ragioni che suggerirebbero le dimissioni da vicepresidente del Senato». Altrimenti? Altrimenti «valuteremo le iniziative più opportune». Perfetto. Quando però nei guai è finito un certo Filippo Penati, indagato e straindagato a differenza della Mauro, l’atteggiamento si è fatto più prudente, guardingo, misurato. Strano. Se la Mauro è un pezzo forte della Lega, Penati appartiene all’argenteria del Pd ed è stato, incidentalmente, a capo della segreteria di Bersani. Peccato che sia ancora membro del consiglio regionale lombardo, anche se si è trasferito, a spese di noi cittadini, al gruppo misto. E Bersani che dice? Da Pesaro risponde senza imbarazzo sfoderando un metro tutto suo: «Se Berlusconi avesse fatto, quando è stato indagato, i passi indietro che ha fatto Penati, a quest’ora sarebbe a Comacchio». Mah.
È la doppia morale, antichissima categoria della politica. S’indigna Antonio Di Pietro: Umberto Bossi non sapeva? «La responsabilità sul piano politico è la stessa. Il fatto che si sia allontanato la dice lunga sul fatto che non sapesse». Gli altri hanno sempre torto: sono colpevoli se non se ne vanno ma se fanno un passo indietro allora è come se ammettessero. E lui? «Tranquilli, è la solita storia trita e ritrita», afferma serafico davanti all’ennesimo esposto firmato da Elio Veltri. Sì, è una storia trita, ritrita e però mai risolta che nelle prossime ore la Cassazione potrebbe riaprire. Di Pietro si sente dalla parte giusta, come Vendola.
Nel 2009, quando scoppiò lo scandalo del vicepresidente della giunta regionale pugliese Sandro Frisullo, implicato nella vicenda delle escort di Tarantini, Vendola azzerò la giunta.
Con tanto di predica alla Savonarola: «Io al primo cattivo odore ho azzerato la giunta mentre Formigoni di fronte ai mandati di cattura ha espresso solidarietà ai catturati». Adesso che è sotto i riflettori della magistratura, Vendola esprime solidarietà a se stesso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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