Ecco perché Grillo non è come Silvio

Il leader a 5 Stelle sembra il nuovo come il Cav nel '94. Ma fa show senza un progetto politico

Ecco perché Grillo non è come Silvio

Non so se avete mai fatto un comizio. Oppu­re politica povera. Con la gente che vi sta ad ascoltare, e crede in voi o, se non cre­da, finge di farlo e vi riscalda il cuore. È un’espe­rienza umana, psicologica, che ha del fenomena­le. Un’esperienza unica. Politics is fun , dicono gli americani che se ne intendono della politica de­mocratica in tutte le salse, dal viaggio in treno dei presidenti dell’Ottocento alle campagne stratec­nologiche e miliardarie di oggi. La politica è diver­timento. Ci vuole il fuoco nella pancia. È una performan­ce, una recita ambigua in cui devo­no coincidere verità della cosa e menzogna della messinscena, idee che convincono e spettacolo che divaga, intrattiene, offre una chiave unica, che sa di Shakespea­re e di Cervantes, di rappresenta­zione sacra e piena di sberleffi per la coscienza pubblica. È come se i sogni del Bardo potessero essere condivisi con un popolo virtual­mente in armi, pronto a tutto; è co­me se i mulini a vento fossero lì, a disposizione della nostra fantasia realista. Yes we can , si può fare.

Grillo è un attore annoiato. Una vecchia e simpatica carcassa di at­tor­e piena di tedio per lo sbiglietta­mento, la burocrazia del teatro, il cabaret politico che tutti ridono ma non ci crede nessuno. Dici la qualunque in palcoscenico per ro­vesciare il mondo? Sì, ma fammi ri­dere, ché ho pagato l’ingresso.Poi arriva un critico, quando arriva, ed è magari apatico, e ti sottovalu­ta, o è maligno, e ti fa la pelle. E tu non puoi nemmeno rispondere. E alla fine sì, magari un cavalierato al Quirinale, un ritratto carino che ti incorona, una menzione televi­siva che ti lusinga, ma vuoi mette­re. Vuoi mettere con la politica. Il palcoscenico è il tuo paese, e un po’ anche il mondo se arriva la Cnn, il giornalista americano, an­zi ammericano , e in un botto le tue smorfie, il timbro passionale e fa­condo che hai sempre espettora­to per mestiere diventano voce e timbro di una situazione incande­scente in cui sei temuto, riverito, esorcizzato, e mentre tu te la spas­si a evitare la tv, la tv non ti evita, an­zi ti ingurgita e tutti parlano di te, solo di te, sono tutti in un certo sen­so per te. Credete a me, che ne ho fatto esperienza, Grillo è una vec­chia mascheraannoiata, un genio dell’ora­toria assassi­na, pieno di ta­lento turpilo­quente, uno che si è stufato del solito reper­torio e cambia spartito, cam­bia tono, cam­bia pubblico, cambia identi­tà. Il capopopo­lo segreto, che procede per post di inter­net, che radu­na una comuni­tà di giovani simpaticamen­te creduloni, che la spara grossa, sempre più grossa,e muore dal ridere all’idea che gli si faccia quel credito che nello spettacolo era quantificato in pieni e vuoti, successi e flop, ma sempre in criteri commericali di second’ordine rispetto ai criteri esistenziali, assoluti, della lotta politica. In questo Sallusti, il diret­tore del mio Giornale , ha molte ra­gioni, quando paragona Grillo a Berlusconi. Anche Berlusconi non ne poteva più di essere Sua Emittenza e Mister Milan, il co­struttore di Mi­lano2. Ma via, c’era un mon­do da prender­si e lui se lo è preso per così tanti anni. Però Berlusconi ave­va creato un im­pero di denari e di industria, stava nella poli­tica come nella sua foresta, co­me nel calcio, come dentro l’impresa e la squadra che la dirige, ed ebbe un’intuizione di coraggio: bi­so­gnava costru­ire o ricostruire un mondo che se ne stava andan­do, messo in fuga dai pm d’assalto e dalla sinistra a caravanserraglio della foto di Vasto d’ antan , di ieri, Occhetto più Orlando. Bisognava contendere il potere a chi lo aveva sempre detenuto nella Repubbli­ca dei partiti, e ora lo aveva perso o lo stava perdendo in mezzo ai fuo­chi del grande incendio di Mani pulite.Aveva una proposta maga­ri un po’ folle per il Paese, il Cav, e diceva di amarlo, con quel tono se­duttivo che ha dato tanta biada ai somari impegnati nella rincorsa del cavallo. E per anni.

Qui le storie si dividono, anche solo ad analizzarne l’origine.Gril­lo è uno che schiaffeggia i leoni, e ne gode, Berlusconi era un leone marino, e arrivò sulla spiaggia del­la politica per mangiare tutti gli animali preistorici che la abitava­no.

Una è la storia di una noia, e ba­sta,che ora si fa vedere a Budrio a Comacchio a Parma con i suoi co­tillons e le sue piume di struzzo, un Calvero all’avventura delle lu­ci della ribalta che è con la Lega de­lusa al nord, con la mafia che non strangola quanto il governo al sud, contro le cooperative in Emi­lia, l’altra fu storia eminentemen­te politica, di un re della retorica che agli italiani aveva dato tre reti televisive gratuite e un program­ma sociale e politico, mica battu­te. 

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