Il governo dei tecnici, oltre ad aver affossato il settore automobilistico anche con la complicità delle compagnie petrolifere (visti i livelli raggiunti dal costo dei carburanti), non ha trovato di meglio che varare un piano di ecoincentivi che, sulla carta, avrebbe dovuto dare ossigeno alle vendite dei veicoli più ecologici (elettrici, ibridi, metano e Gpl). Niente di più sbagliato. I costruttori, fin da subito, hanno giudicato inutile e dannoso il provvedimento (40 milioni per il primo anno).
Ma le maggiori perplessità la filiera le aveva avanzate, colpendo nel segno, sulla formulazione: come è possibile che l'incentivo fosse concesso solo in cambio della rottamazione di un veicolo aziendale di oltre 10 anni di età? È risaputo, ma non per i professori del governo del Professore, che una vettura di un parco aziendale viene dismessa molto prima di 10 anni («tutti sanno - spiega Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l'associazione che riunisce i concessionari - che le aziende ammortizzano e sostituiscono questi beni durevoli in tempi molto ristretti»).
Accade, così, che mentre i 4,5 milioni di bonus destinati ai privati sono andati esauriti in un battibaleno, dopo appena un'ora dalla disponibilità, quelli per le flotte aziendali, a più di 20 giorni dal varo, sono ancora al palo. E non sono bruscolini: poco meno di 35 milioni di euro giacciono nella cassaforte del governo, inutilizzati. Di questa montagna di soldi, solo 300mila euro sono stati trasformati in incentivi. «Ma il 99% dei fondi - aggiunge Pavan Bernacchi - è ancora a disposizione, non ci sono però richieste. Per mesi Federauto ha lanciato appelli al governo perché bloccasse un provvedimento inutile e dannoso, per la cui realizzazione sono stati, tra l'altro, spesi 600mila euro, il doppio richiesto fino a oggi dalle flotte aziendali. Per le imprese, di fatto, è più facile vincere al Superenalotto piuttosto che accedere a questi stanziamenti». Il governo, in pratica, ha peccato di disinformazione. Nello specifico, prima di varare un provvedimento del genere, avrebbe dovuto convocare gli attori della filiera e verificare con loro l'utilità e la bontà del provvedimento.
Ma anche la filiera dei costruttori ha le sue responsabilità, non essendo stata capace di pressare a fondo le autorità allo scopo di convincerle a cambiare rotta o, al più, a rivedere la formulazione di questi incentivi.
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