Economia e giustizia: Berlusconi detta due condizioni a Letta

Per garantire la tenuta dell'esecutivo il Cav invoca meno tasse e un voto a lui favorevole in Senato sulla decadenza. E ai suoi torna a chiedere silenzio: basta polemiche interne

Economia e giustizia: Berlusconi detta  due condizioni a Letta

M entre il Senato conferma il voto sulla decadenza il prossimo 27 novembre, Berlusconi cerca di risolvere il rebus partito. L'ultimo summit con Alfano, avvenuto lunedì notte ad Arcore, non è stato risolutivo. Tuttavia, il vicepremier ieri giurava che con Berlusconi «l'unico punto di dissenso è stata la valutazione del giorno 2 ottobre quando è stata votata la fiducia al governo, che è stata superata con la fiducia del presidente Berlusconi. Questo suo giudizio di fiducia mi è stato riconfermato». Fiducia a prescindere a Letta, quindi? Niente affatto. Sulla legge di Stabilità sarà battaglia. Il Cavaliere è stato chiaro: «Così non va, non può essere una manovra solo tasse». E poi c'è l'altro nodo: «Angelino, non posso stare al governo con chi mi pugnala», gli ha ripetuto. Quindi, fiducia sì ma a due condizioni ben precise. Alfano però brinda e raduna i suoi, provocando le ire dei lealisti. «Chiaro che è diventato un capo corrente», è il loro refrain. Il Cavaliere tratta Angelino con rispetto ed affetto ed è pure disposto a incontrare le sue truppe. Nelle prossime ore, infatti, non è escluso che lo stesso Berlusconi partecipi a una loro riunione. Quello che dirà lo anticipa in una nota redatta e diramata ieri sera: «Nonostante i miei ripetuti appelli, leggo ancora oggi una lunga sequenza di dichiarazioni rilasciate da esponenti del nostro movimento con contenuti privi di interesse per i nostri elettori. Vi chiedo di porre fine a questo perché oggi più che mai l'Italia ha bisogno di un forte, unito e compatto movimento dei moderati. Concentratevi semmai sulle drammatiche emergenze dell'economia e della giustizia».

Intanto, un'anticipazione dell'ultimo libro di Bruno Vespa torna a far parlare di grazia. «Mi dicono che per avere la grazia bisogna aver iniziato a scontare la pena. Dunque, sarebbe ancora in tempo». Si parla di Napolitano, ovviamente. E parla Berlusconi. Elemento non trascurabile: quando? C'è riserbo sulla tempistica della frase del Cavaliere ma le parole del Cavaliere in ogni caso fanno notizia. Vespa scrive che Napolitano «lo scorso 9 agosto ricevette riservatamente Gianni Letta e Franco Coppi, uno dei difensori del Cavaliere. Il motivo del faccia a faccia fu una sorta di sondaggio discreto sulla possibilità della grazia. Sia Letta sia Coppi interpretarono positivamente un passaggio del messaggio di Napolitano del 13 agosto». Poi, la storia è andata in un altro modo. La nota del Colle era una sorta di bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Il Cavaliere, con il passare delle ore e dei giorni, ci ha visto il mezzo (e forse tre quarti) vuoto: un compitino per ricordare, in modo meramente tecnico, i poteri del Quirinale in materia di clemenza. Poi, il 25 settembre, i parlamentari del Pdl riuniti alla Camera hanno risposto con per acclamazione alla domanda dei presidenti dei gruppi di Camera e Senato Brunetta e Schifani se vi fosse la disponibilità a rimettere il mandato parlamentare nelle loro mani un momento dopo la pronuncia della Giunta sulla decadenza di Berlusconi. In quel momento, sostiene Vespa nel libro, Napolitano si sarebbe irrigidito a tal punto che il «file» grazia sarebbe finito nel cassetto. Da allora, infatti, di un atto di clemenza non se n'è mai più parlato.

Tutto fermo? Pare di sì. Almeno fino ad oggi, quando l'anticipazione del libro del conduttore di Porta a porta riporta l'argomento in auge. Se nel volume Vespa sostiene che per ora non è stata presentata alcuna domanda di grazia da parte di Berlusconi, della sua famiglia e dei suoi avvocati, da ambienti quirinalizi trapela il contrario.

Niente di ufficiale ma pare che proprio i figli del Cavaliere, Marina e Pier Silvio, abbiano già fatto pervenire al Quirinale la richiesta di clemenza per il padre. Un atto, però, che ha sempre visto scettico Berlusconi.

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