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Elezioni Comunali, ecco chi rischia di più tra governo e opposizione

Il 14 e il 15 maggio saranno aperte le urne del primo turno delle amministrative nelle regioni a statuto ordinario: è l'ultimo grande test elettorale prima delle Europee del 2024

Elezioni Comunali, ecco chi rischia di più tra governo e opposizione

I prossimi 14 e 15 maggio si terranno le elezioni amministrative, dove verranno chiamati alle urne sei milioni e trecentomila elettori (un italiano su dieci) per scegliere i sindaci di 791 comuni. Delle centinaia di amministrazioni che rinnoveranno i propri consigli comunali, 13 sono capoluoghi provincia. In rigoroso ordine alfabetico, si tratta di: Ancona (unico capoluogo di Regione in lizza) Brescia, Brindisi, Imperia, Latina, Massa, Pisa, Siena, Sondrio, Teramo, Terni, Treviso e Vicenza. A questi se ne aggiungeranno altre quattro, tutte della Sicilia (Catania, Ragusa, Siracusa e Trapani), in cui si voterà il 28 e il 29 maggio. Un mese fa si era ufficialmente chiuso il termine per presentare le liste dei vari candidati e, seppur coinvolga un elettorato non rilevantissimo a livello numerico, nei prossimi si guarderà a questo appuntamento come ultimo vero test elettorale in tutta Italia prima delle Europee del 2024.

L'attesa si concentrerà soprattutto nei numeri: sia da parte del governo Meloni sia da parte delle opposizioni. Le elezioni Comunali si riveleranno come un pit-stop in vista del primo vero banco di prova elettorale della legislatura: la scelta dei nuovi componenti del Parlamento europeo. Tuttavia questo ritorno alle urne, tra piccoli e grandi borghi italiani (il 28 e il 29 maggio si terranno gli eventuali ballottaggi), sarà soprattutto una prova per la tenuta delle rispettive alleanze. Da una parte il centrodestra, che è in procinto di compiere i suoi primi sette mesi di navigazione al governo. Dall'altra l'ampio e confuso campo progressista a trazione Pd-Cinque Stelle: raramente riunito e, molto spesso invece, spaccato nella corsa ai comuni da Nord a Sud. E poi ancora il Terzo Polo, fresco di divorzio tra gli (ex) leader Carlo Calenda e Matteo Renzi.

Elezioni Comunali, il centrodestra in campo

Per il centrodestra - unitissimo in tutti i capoluoghi di provincia al voto e favorito per un ennesimo successo politico - non potrà comunque sottovalutate troppo il test di maggio. Tra gli obiettivi posti, infatti, ci sarà quello di confermare il triplo successo alle regionali in Lombardia, Lazio e Friuli Venezia Giulia, nonché confermare i sondaggi che promettono un consolidamento per Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia. Il partito azzurro, nonostante l'apprensione dopo il ricovero di Silvio Berlusconi a inizio aprile scorso, è deciso a confermare il trend che lo vede in risalita dei consensi, in attesa della convention nazionale i primi di maggio.

Riflettori puntati sul Lazio. Con la Regione in mano a Francesco Rocca, blindare i fortini diventa quasi imperativo. Si parte da Latina. Nella città più ballerina del Centro Italia - è al suo quarto voto comunale in sei anni - il centrodestra cercherà di scongiurare il poker di Damiano Coletta sostenendo la candidata di FdI Matilde Celentano. Una prova anche per la premier Meloni che nel collegio uninominale di Latina era stata eletta nel 2018 per poi lasciare il posto, alle politiche dello scorso settembre, a Chiara Colosimo. Nel Centro Italia, diventa interessante Terni, dove il centrodestra si è infine compattato dietro a Orlando Masselli. Nella città dell'acciaio c'è in campo anche il folcloristico patron della Ternana, Stefano Bandecchi (Alternativa Popolare). È invece più a Nord, a Vicenza, cuore pulsante del Veneto leghista, il vero stress-test per il Carroccio, che dovrà battere un temibile Giacomo Possamai, candidato dem, con il sindaco uscente Francesco Rucco.

Il centrosinistra è sempre più lontano dal campo largo

La domanda che invece perplime le opposizioni è molto semplice: esiste e resiste un centrosinistra compatto sui territori? Il dubbio è più legittimo: su 18 capoluoghi al voto (contando anche quelli nelle regioni a statuto speciale) Partito Democratico e Movimento 5 Stelle hanno siglato un'intesa solo in cinque casi. A Catania, ad esempio, i rossogialli remeranno insieme per la candidatura di Mauro Caserta. Lo stesso nella rossa Pisa, dove la segretaria dem Elly Schlein ha recentemente dato manforte al candidato unitario Paolo Martinelli. L'asse regge poi soltanto a Teramo, Brindisi e Latina. Altrove le truppe di Schlein e Giuseppe Conte non si parlano. O meglio, si sfidano a viso scoperto. Imperia, Sondrio, Ancona, Siena, Treviso e Vicenza: in questi comuni, niente campo largo. In città come Brescia e Ragusa i grillini scavalcano a sinistra Schlein e si alleano con Sinistra italiana e Unione popolare.

E il Terzo Polo? Dopo la delusione delle regionali, quel che resta dell'asse Azione-Italia Viva cercherà di lasciare il segno nelle città in cui sarà presente il simbolo, come Brescia e Treviso. In Toscana, invece, si ricalca nettamente la fresca separazione di Calenda e Renzi. A Siena, se Azione candida Roberto Bozzi, Italia Viva - guidata dal sindaco uscente di centrodestra, Luigi De Mossi - sostiene il dirigente Massimo Castagnini contro il candidato di FdI, Lega e Forza Italia (Nicoletta Fabio). A Massa altra scissione: una parte di Italia Viva sostiene Enzo Ricci, candidato del Pd, mentre Azione è con Francesco Persiani, sindaco uscente di centrodestra.

A Campi Bisenzio, comune strategico per la politica fiorentina, di Terzo Polo non c'è proprio traccia.

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