Tra foulard e fazzolettini della pace, qualche sproloquio di troppo, una «supercazzola» volata da uno scranno dei grillini (Alessandro Di Battista) piccole tentazioni subito rientrate, la maggioranza si è inaspettatamente compattata su uno degli ostacoli più insidiosi affrontati dall'aula in questa legislatura. Pdl e Pd hanno retto il voto congiunto sui cacciabombardieri F35. Erano state liti, fino a ieri, anche tra ministri. Ma alla fine si è trovata la soluzione di una mozione congiunta: non si procederà a nessun programma di realizzazione di nuovi caccia senza l'approvazione del parlamento. E soprattutto si propone di svolgere «audizioni e indagini conoscitive in vista del consiglio europeo di dicembre, in particolare sui sistemi d'arma destinati alla difesa», oltre che a proposte per la razionalizzazione della spesa per la difesa europea. È il compromesso tra chi, anche all'interno dello stesso governo, ritiene l'esclusione dal programma dei caccia la marginalizzazione totale dell'Italia nell'aviazione continentale e chi considera gli F35 delle inutili macchine da guerra, che faranno sprecare al Paese 4 miliardi. L'Italia ha già comunque impegnato un miliardo per l'acquisto dei primi tre F35 e per l'acconto di altri tre. I «sì» alla mozione comune, firmata da Pdl, Pd, Scelta civica, Pino Pisicchio e Nello Formisano, sono stati 381, con 149 «no». La mozione di Sel e M5s, che chiedeva di mandare immediatamente in cantina l'operazione F35, è stata bocciata con 136 «sì» e 378 «no». Ci sono tredici parlamentari che non hanno votato con la maggioranza, ma non hanno nemmeno dato sostegno all'opposizione.
Il Pd ha dunque seguito la linea in modo sostanzialmente compatto. Hanno votato con la maggioranza anche i 14 deputati che avevano inizialmente firmato la mozione di Sel. Ma ci sono state delle assenze. Al voto sulla mozione di maggioranza non hanno partecipato in 11: tra questi Gasbarra, Morassut, Marzano, Bossa. Non hanno partecipato al voto sulla mozione di minoranza addirittura in 29, che quindi non si sono schierati contro il testo di Sinistra e libertà e grillini. In questo elenco ci sono, tra gli altri, anche Pippo Civati, Sandra Zampa, Alessandra Moretti e Morassut. Gasbarra ha votato a favore.
«Per amare la pace, bisogna armare la pace», ha commentato il ministro della Difesa Mario Mauro subito dopo il voto. Non sono mancati aforismi in aula come si vis pacem para bellum, mentre Mauro nel suo intervento ha chiarito che «l'F35 non è un aereo cattivo e non è un cattivo aereo. E, soprattutto, è quell'aereo che in tempi non sospetti è stato individuato per la sostituzione di una generazione di aerei non più utilizzabili». A essere bombardato, durante la discussione d'aula, è stato più che altro il Pd. Sia da Sel, che con Giulio Marcon ha rinfacciato a tutti i democratici, compreso Renzi, di aver espresso per tutta la campagna elettorale «la contrarietà agli F35». Sia, soprattutto, dal Movimento cinque stelle. Edera Spadoni ha chiesto prima del voto ai democratici di essere «disobbedienti e coraggiosi», Di Battista ha ironizzato: «In realtà si chiama partito derogatico, delle deroghe infinite».
Prima, un attacco anche al Pdl: «Non ce la prendiamo con i deputati Pdl, perché sono in Parlamento per occuparsi dei loro affari e del loro padrone e lo stanno facendo molto bene», e, per chiudere, la sparata della «supercazzola», tanto che il vicepresidente della Camera, Luigi de Maio, il grillino che per tutto il dibattito ha sostituito un assente Laura Boldrini, è stato costretto a richiamarlo più volte, soprattutto quando dagli altri banchi si sono levate urla all'indirizzo di Di battista. Il giovane vice della Boldrini ha anche rimproverato l'M5s quando i grillini hanno mostrato foto di bombardamenti mentre Spadoni interveniva.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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