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Fiat, Marchionne: "Resta in Italia"

L'ad del Lingotto assicura: "Manterrò la Fiat in Italia con i guadagni fatti all’estero". Della Valle non ci crede: "Fuggono alla chetichella". Elkann: "Troppo livore"

Non è di certo un buon momento. Da un lato la crisi economica che sta ferendo duramente le vendite nel mercato automobilistico, dall'altro il violento braccio di ferro tra l'ad Sergio Marchionne, i sindacati, il governo Monti e una buona parte degli industriali. I dati parlano da soli: nei primi otto mesi del 2012 il gruppo Fiat ha immatricolato in Europa 557.090 unità, in calo del 16,6% sul 2011. In una intervista con Ezio Mauro su Repubblica, Marchionne ha spiegato di non aver mai parlato di esuberi: "Non ho proposto chiusure di stabilimenti, non ho mai detto che voglio andare via. Ci vuole una responsabilità molto elevata per fare queste scelte oggi". Sabato prossimo il presidente del Consiglio Mario Monti incontrerà Marchionne per chiarire la posizione del Lingotto.

Crollano le vendite di auto della Fiat nel mercato europeo in estate, con una quota di mercato in contrazione. Nel mese di agosto Fiat Group Automobiles ha immatricolato in Europa 37.687 unità, in calo del 17,7% rispetto ad agosto 2011. A luglio invece il Lingotto ha ceduto rispetto ad un anno fa il 16,4% a fronte di 63.146 nuove vetture. A giugno il calo era stato del 16,7%. Nei sette mesi le immatricolazioni sono state 519.403, in flessione del 16,5% rispetto ad un anno fa. Nella lunga intervista a Repubblica, l'ad del Lingotto dettaglia i problemi legati alla produzione in Italia, ma ribadisce al tempo stesso che l’impegno di Fabbrica Italia verrà mantenuto: "Era basato su cento cose, e la metà non ci sono più per effetto della crisi. Lo capirebbe chiunque. Io allora puntavo su un mercato che reggeva, ed è crollato, su una riforma del mercato del lavoro, e ho più di 70 cause aperte dalla Fiom".

A detta di Marchionne, sia in Italia sia nel Vecchio Continente non c'è spazio per sfornare nuovi modelli. "Se io avessi lanciato adesso dei nuovi modelli avrebbero fatto la stessa fine della Panda di Pomigliano, la miglior Panda nella storia, 800 milioni di investimento, e il mercato non la prende perchè il mercato non c’è", ha sottolineato l'ad della Fiat facendo notare che il mercato europeo crolla più degli altri. Tuttavia, davanti ai timori che una Fiat americana non si occupi della produzione italiana, Marchionne ci ha tenuto a ricordare che gestisce un’azienda che fa 4 milioni e 100mila vetture l’anno. "Sono andato a Las Vegas e fra novità e restyling abbiamo fatto vedere ai concessionari 66 vetture. È il segno di un’espansione commerciale fantastica di un’azienda globale - ha continuato - non si può pensare alla Fiat soltanto come un’azienda italiana. Sarebbe in ritardo di dieci anni. La Fiat opera nel mondo, con le regole del mondo. Per essere chiari: se io sviluppo un’auto in America e poi la vendo in Europa, guadagnandoci, per me è uguale e deve essere uguale".

La "versione" di Marchionne, però, non convince Diego Della Valle secondo il quale il passo indietro sul piano Fabbrica Italia "è una vergogna". Per il presidente della Tod's, il Lingotto tenta di "far passare per normale che un impegno preso con il Paese sia diventato un pour parler". Consueto stile tagliente, parole nette, ai microfoni dell'Infedele Della Valle ha sottolineato che "la famiglia Agnelli non è una famiglia normale", ma ha degli obblighi verso Paese e lavoratori da cui "ha avuto un aiuto grandissimo". Per quello che "si è fatta dare" potrebbe essere considerata "una azienda pubblica". Il presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo ha, invece, preferito non intervenire più sull'argomento e si è limitato a dire: "Per me è una vicenda amara per la quale non vorrei dire più niente".

"Non capisco il livore che lo anima. Sono stupito che alla sua età e con le aspirazioni che ha agisca in modo così irresponsabile", ha replilcato il presidente John Elkann, "La famiglia è assolutamente in sintonia. Siamo tutti estremamente uniti e il nostro sostegno a Marchionne è grandissimo. Il contesto in cui ci muoviamo è difficile, quindi dovremo tenerne conto per gli investimenti. Faremo scelte oculate". Ma ha ribadito: "Noi investiamo in Italia: abbiamo fatto un investimento molto importante da 700 milioni di euro. Stiamo investendo qui a Grugliasco un miliardo per le nuove Maserati.

E questo è un dato di fatto".

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