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I dibattiti politici in Italia sono quasi tutti assurdi. La gente li segue distrattamente (soprattutto in tivù, nei talk show), sperando che scoppi una lite furibonda tra i contendenti, cosa che accade spesso con sommo divertimento degli spettatori. In questi giorni di noia imperversa sui giornali una questione incomprensibile per noi comuni mortali, quindi per nulla appassionante. Qualcuno dice che la legge Severino, quella che impone di dare un calcio nel didietro a un senatore o a un deputato se condannati a più di due anni di reclusione, è incostituzionale, quindi va esaminata dalla Consulta affinché la bocci o la promuova. Altri invece sostengono che sia inutile, una perdita di tempo, affidare alla Corte costituzionale la «pratica» perché la norma è chiaramente legittima.
Noi non sappiamo a chi dare ragione e a chi dare torto. Siamo costituzionalmente impreparati, ma non cretini, per cui vi offriamo il seguente ragionamento. Mettiamo che la suddetta legge sia Vangelo. In questo caso si applica senza (...)
(...) tante storie: se uno deve andare in galera per oltre due anni fa la cortesia di lasciare la cadrega seduta stante. Che bisogno c'è di un pronunciamento della Commissione parlamentare e, successivamente, addirittura di un voto della Camera di cui il detenuto in pectore è membro?
Un mistero. Esempio. A Silvio Berlusconi è piovuta in testa una sentenza definitiva per le note vicende di Mediaset: frode fiscale. Giusta? Sbagliata? Non è questo il punto. È un fatto che per ora egli è rimasto senatore. Fino a quando lo sarà? Finché il Senato non avrà preso atto della sua condanna. Domanda: lo sanno tutti che il Cavaliere si è beccato quattro anni, possibile che solo gli inquilini di Palazzo Madama non ne siano ancora informati? Improbabile. Sia come sia, la commissione deve fare il suo lavoro. Dopo di che l'assemblea si esprimerà. Su che cosa? Sul diritto o meno del tre volte presidente del Consiglio di mantenere la carica di senatore. Ma non è sufficiente la legge Severino per stabilire ciò? Pare di no. L'ultima parola tocca al Senato. Ma allora a che serve la legge Severino? Un casino del genere può accadere solo nella nostra amata patria. Poi dicono che la legge è uguale per tutti.
Nella fattispecie si tratterebbe di verificare se la regola sia retroattiva oppure no. E chi può dirlo, in mancanza di espliciti riferimenti, se non la Corte costituzionale in ultima istanza? Nossignori. Molti a sinistra affermano che Berlusconi debba decadere automaticamente. Poniamo che abbiano buoni motivi per sostenere questa tesi. E allora perché è successivamente indispensabile sottoporre il problema alla commissione e, subito dopo, all'autorevole parere del Senato?
Un intreccio di contraddizioni di questo tipo merita di essere commentato solo con una parolaccia.
di Vittorio Feltri
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