FdI in campo contro il bullismo: "Al via corsi di autodifesa per disabili"

Presentato al Senato il progetto “Disbullizziamo il bullismo” con cui Fratelli d'Italia intende promuovere corsi di autodifesa per disabili

FdI in campo contro il bullismo: "Al via corsi di autodifesa per disabili"

“Disbullizziamo il bullismo”. Questo il titolo del progetto presentato oggi a Palazzo Madama dal senatore Antonio Guidi, ex ministro della Famiglia e responsabile del dipartimento di disabilità di Fratelli d’Italia.

L’idea consiste in un corso teorico-pratico di autodifesa, con una particolare attenzione alle persone con disabilità. "L’obiettivo del progetto è fornire a tutti gli studenti gli strumenti per gestire momenti di tensione, dovuti a un’aggressione. Spesso, a essere presi di mira, sono coloro che sembrano meno forti o che vengono considerati diversi", ha spiegato, nel corso del convegno, il professor Antonio Imeneo, delegato Fispes (Federazione italiana sport paralimpici e sperimentali), tra i firmatari dell’iniziativa che ha sottolineato come le persone con disabilità siano quelle che "soffrono di più questa stigmatizzazione".

La conferenza stampa è stata l’occasione per lanciare il progetto che verrà sperimentato nel Lazio e, in particolare a Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, per poi espandersi sull’intero territorio nazionale. "Non bisogna mai smettere di parlare di bullismo, in tutte le sue forme. I gesti che sembrano essere piccoli o innocui in realtà possono avere conseguenze gravi", ha detto il tenente colonnello Marco Iannuzzi, presidente del Comitato italiano paralimpico nella Regione Lazio, fermamente convinto che "bisogna lavorare uniti in tutti i contesti quotidiani che i ragazzi vivono: scuole, famiglie, centri sportivi o culturali". Tra i firmatari dei progetti vi è anche Alessandro Marchetti, presidente Anaspol (Associazione nazionale agenti e sottoufficiali delle polizie locali), che ha spiegato: "Il bullismo non ha come attori solo il bullo e la vittima, ma anche le comparse, cioè gli osservatori che ridono o che ignorano le violenze e rafforzano l'attività del bullo. Sono tutti vittime della stessa matrice, che condizionerà la loro vita futura".

L’obiettivo dei promotori è far capire ai ragazzi quale parte stanno recitando e come uscirne, mentre la vittima deve "cercare di colmare l'asimmetria di forza che consente al bullo di perpetrare la violenza". Juri Morico, presidente nazionale Opes, ha invece messo in evidenza "la necessità, ma anche l'opportunità, di formare tecnici e collaboratori" perché è necessario "riconoscere episodi devianti e soprusi e non solo allenare con il fine del miglioramento della performance".

Il bullismo, secondo Luca Massaccesi, presidente dell’Osservatorio nazionale sul bullismo e il disagio giovanile, è una piaga sociale "che interessa tutti, non solo le vittime". I suoi effetti “sono gravissimi”: riguardano "un’impennata di gesti di autolesionismo e del tasso di suicidi" e perciò "diventa fondamentale agire in maniera unita e trasversale su tutti gli attori del bullismo: vittime, aggressori e spettatori".

L’intento del progetto è promuovere duna cultura della non violenza ed "instillare negli studenti sicurezza e consapevolezza di sé".

"Il grave fenomeno del bullismo si è amplificato a dismisura anche causa di un utilizzo scriteriato dei social network e riguarda in maniera rilevante le persone con disabilità nel mondo della scuola. La realtà virtuale va sostituita con realtà positive e concrete, come lo sport, l’associazionismo o il volontariato”, ha sentenziato il senatore Antonio Guidi.

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