"Ferma condanna, ma...". Gli equilibrismi 5s sulla guerra in Israele

Nelle dichiarazioni dei 5 Stelle sulla situazione in Medio oriente si coglie un certo e precario equilibrismo di fondo. C'è la condanna alle violenze, ma non mancano accuse a Israele

"Ferma condanna, ma...". Gli equilibrismi 5s sulla guerra in Israele

C'è la "ferma condanna", quasi obbligata di fronte agli orrori di Hamas. Ma c'è anche la solidarietà. Nelle dichiarazioni dei Cinque Stelle sulle guerra in Israele ci sembra di cogliere un certo e precario equilibrismo di fondo. I grillini si trovano infatti nella scomoda condizione di sostenere le ragioni della Palestina, pur deplorando le violenze dei fondamentalisti islamici che controllano la Striscia di Gaza e riservando critiche al governo di Tel Aviv. Esercizio non privo di contraddizioni. Stavolta però bisogna almeno riconoscere ai pentastellati una certa prudenza; in passato, diversamente, alcuni esponenti del Movimento si erano lanciati in espressioni d'appoggio assai più spericolate verso la causa palestinese, rimendiando comprensibili critiche.

È il caso della deputata 5s Stefania Ascari, che lo scorso maggio aveva preso parte a Malmö, in Svezia, alla Conferenza europea dei palestinesi, evento che la comunità ebraica di Milano aveva stigmatizzato come "filo-Hamas" (definizione però ricusata dalla parlamentare). Accusata in quel caso di ambiguità, ora l'esponente del partito grillino ha sottolineato che "l'aggressione di Hamas è da condannare con fermezza". Bene, giustissimo: non sarebbe stato necessario aggiungere altro. "La Politica è chiamata ad un compito ben più delicato: interrogarsi sulla complessità di una situazione che non nasce oggi e che non ammette sentenze liquidatorie e giudizi approssimativi", ha invece proseguito la deputata, spiegando che "non considerare il contesto in cui l'operazione di Hamas affonda le sue radici è un errore perché equivale a ignorare l'oppressione e i soprusi quotidiani che i civili palestinesi subiscono da decenni, troppo spesso nella totale indifferenza di tutti noi".

Riaffermare questa "realtà dei fatti" - ha argomentato ancora Ascari - "non significa in alcun modo giustificare la violenza, piuttosto serve a rintracciarne le radici per provare ad individuare gli strumenti giusti per invertire la rotta". Se pur espressa con toni misurati, la tesi tuttavia non convince: essa, infatti, sembra suggerire che le violenze palestinesi attuate dal braccio armato dei fondamentalisti siano state in quale modo istigate. La stessa teoria che alcuni, a sinistra, avevano applicato all'attacco russo contro l'Ucraina.

Allo stesso modo, nelle scorse ore anche il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte aveva preso le giuste distanze dagli attacchi contro Israele, ma con successive circonluzioni sulla Palestina. "Il Movimento 5 Stelle condanna fermamente gli attacchi terroristici che ci sono stati (...) Noi ovviamente crediamo che anche il popolo palestinese abbia diritto di vivere in pacifica convivenza ma di fronte a questi attacchi c’è una condanna che innescherà anche una contro-violenza da parte di Israele", aveva spiegato l'ex premier, aggiungendo una di quelle dichiarazioni da manuale di politichese.

"Noi siamo per il negoziato di pace, siamo ridare la centralità alla politica che tenga conto degli interessi in gioco e indirizzi a soluzione un conflitto così endemico", aveva detto, riuscendo con abilità a dare un generico colpo dialettico al cerchio e uno alla botte. Chi invece si è schierato apertamente con la Palestina è stato l'ex grillino Alessandro Di Battista, che già in passato non aveva nascosto il proprio sostegno a Gaza. Giusto un anno fa, l'attivista e reporter aveva presenziato a una conferenza milanese che secondo il renziano Ivan Scalfarotto sarebbe stata organizzata da "da referenti di Hamas in Europa". E pure in quel caso non erano mancate le polemiche.

Ora, sul proprio profilo Facebook, Dibba ha affrontato le notizie d'attualità di petto, confermando il proprio afflato pro-Palestina. "L'assedio alla striscia di Gaza (un 'lager' moderno, una prigione a cielo aperto creata dai governi israeliani e permessa dal silenzio indecente della cosiddetta comunità internazionale, Unione Europea in primis) è un crimine contro l’umanità che nessun atto terroristico, nessuna azione militare, nessun attacco subito, giustifica. Si tratta dell'ennesimo crimine commesso dal governo israeliano a danno della popolazione più vessata e dimenticata delle terra, forse addirittura della Storia", ha attaccato l'ex parlamentare, proseguendo poi con il lungo post. "Io da anni mi sgolo dicendo (e scrivendo) che la rabbia sarebbe cresciuta perché non si può tenere in gabbia un intero popolo, occuparne le terre con la violenza, gettare cemento nei pozzi o trucidare decine-centinaia di giovani palestinesi nell’assoluta impunità", ha continuato Di Battista in un altro passaggio.

Anche qui, al netto di oggi soggettiva valutazione, colpisce la narrazione secondo cui la reazione violenta sarebbe frutto di un'esasperazione provocata da Israele e non già dalla volontà di Hamas di colpire un avamposto della

democrazia in Medio Oriente. Peraltro, nella stessa Palestina in molti soffrono per le vessazioni e la negazione delle libertà imposte dalla suddetta organizzazione paramilitare islamista. Ma questo non viene mai ricordato.

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