Fiaccolate e «sit in» giovani in prima fila

Fiaccolate e «sit in» giovani in prima fila

RomaC’è la fermezza del governo, l’invocazione di tutti i partiti alla reazione univoca da parte del Paese ferito. Ma c’è anche il cui prodest? di Beppe Grillo e Roberto Calderoli, che rompe il fronte della condanna per gettare lugubri interrogativi sulla bomba di Brindisi dall’ancora incerta matrice.
Mario Monti in un giorno di buio pesto per il Paese che governa, è a Camp David per il G8. Dall’altra parte dell’oceano assicura di seguire da vicino le indagini e garantisce che «il governo intende avere la più grande fermezza e determinazione contro ogni tipo di criminalità e opera perché il Paese sia più che mai unito in questi momenti». Dal Quirinale il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lancia un «appello alla vigilanza e al fermo e concorde contrasto nei confronti di ogni focolaio di violenza eversiva». L’ex premier Silvio Berlusconi parla di un «clima di tensione che cerca di mettere alla prova la tenuta delle nostre istituzioni democratiche» la cui risposta non può che essere «nell’unità e nella concordia di tutte le forze politiche, sociali, e culturali del nostro Paese».
Unità. Concordia. Parole che tornano in tutti i messaggi che a centinaia intasano le agenzie di stampa e i microfoni dei tg. Dal Pdl (il segretario Angelino Alfano: «Lotteremo, con più forza, perché questo sconcertante attentato resti isolato e perché ogni eventuale recrudescenza di innominabili strategie del terrore venga stroncata sul nascere») al Pd (il leader Pier Luigi Bersani: «Chiedo che tutti assieme si reagisca per avere verità e colpire gli infami e garantire serenità alla nostra democrazia e alla vita quotidiana dei cittadini») passando per l’Udc (Pier Ferdinando Casini: «Ammainiamo le bandiere di parte e, come all’epoca del terrorismo, affrontiamo insieme le sfide del presente»), per l’Idv (Antonio Di Pietro: «Ora o mai più bisogna essere tutti uniti contro questa strage») fino a Sel (Nichi Vendola, governatore della Puglia: «Dobbiamo poter dire a questi assassini che saranno fermati e colpiti, che la coscienza civile e democratica di Brindisi, della Puglia, di tutta Italia li manderà all’inferno»).
Due le voci discordanti, pur nell’angoscia. Una è del triumviro leghista Roberto Calderoli: «Si risente in circolazione quell’aria che in passato ha avvolto le stragi irrisolte e figlie di nessuno. Cui prodest? Non voglio neppure osare pensarlo ma a pensare male, come sosteneva qualcuno, alla fine ci si azzecca». Stessa domanda si pone Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle: «Cui prodest la morte di una ragazza che andava a scuola? Alla criminalità brindisina il cui territorio sarà controllato da tutti i corpi di polizia per mesi? Alla mafia siciliana che si vendica così della commemorazione della morte di Falcone?». E allora? «Gli italiani lo pensano e io lo dico: da tempo ci si aspettava una bomba come questa, era nell’aria elettrica come prima di un temporale. Le indagini ci diranno chi sono i colpevoli» anche se «le stragi, e questa poteva esserlo se l’esplosione fosse avvenuta pochi minuti più tardi con l’arrivo di altri pullman di studenti, in Italia hanno sempre avuto colpevoli, ma non mandanti». Ma con chi ce l’ha Grillo? Indovina indovinello: «Spero che Brindisi che segue l’attentato a Adinolfi a Genova, non sia l’inizio di una militarizzazione del territorio, di leggi speciali, di neo terroristi e di depistaggi». Dall’antipolitica alla fantapolitica il passo e breve, basta cambiare il prefisso. «Grillo ha perso una buona occasione per tacere.

Le cortine fumogene e il complottismo da bar servono solo ad alimentare confusione», risponde il portavoce del Pdl Daniele Capezzone, mentre il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto definisce le parole del barbuto comico «come minimo inquietanti». Di certo salta agli occhi la differenza tra chi nelle ore più buie si stringe a coorte e chi, forse perché alla vigilia del ballottaggio, non sa resistere alla tentazione di giocare al tanto peggio tanto meglio.

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