Fiat, il governo stringe i tempi: e promette che, dopo Marchionne, incontrerà i sindacati. «È importante sentire non solo i vertici della Fiat ma ovviamente anche i rappresentanti dei lavoratori - annuncia il ministro del Lavoro, Elsa Fornero - Li incontreremo la prossima settimana, la data non è stata ancora fissata ma c'è questa determinazione». Molto naturalmente dipenderà dai risultati dell'incontro di sabato, quando a Palazzo Chigi saliranno l'ad del Lingotto e il presidente John Elkann: sul tavolo, il futuro della Fiat dopo l'addio a Fabbrica Italia. Marchionne, per parte sua, ha già dichiarato che non intende lasciare il Paese, ma «sopravvivere alla tempesta con l'aiuto di quella parte dell'azienda che va bene in America del Nord e del Sud, per sostenere l'Italia».
Ma ai sindacati sopravvivere non basta: e chiedono chiarezza e investimenti. «Mi pare che Marchionne non abbia ancora detto che investirà in Italia: cosa che è il vero tema - afferma la leader della Cgil, Susanna Camusso - Monti abbia la forza di chiedergli la verità». Critico anche Luigi Angeletti,segretario generale della Uil: «L'unica cosa che deve fare la Fiat sono gli investimenti per produrre nuovi modelli e rilanciare gli stabilimenti e lo deve fare con i propri soldi, non con quelli dello Stato».Come ricorda la Cgia di Mestre, infatti, dal 1977 ad oggi la Fiat ha ricevuto 7,6 miliardi di euro dallo Stato, ammortizzatori sociali esclusi: «Una somma importante - commenta il segretario Giuseppe Bortolussi - che comunque è stata integrata, tra il 1990 e i giorni nostri, da oltre 6,2 miliardi di investimenti realizzati dalla Fiat. Va anche detto che gli aiuti più significativi - continua - sono avvenuti negli anni '80, quando tutti i governi dei Paesi occidentali sono intervenuti massicciamente per sostenere le proprie case automobilistiche».
Intanto, resta la grande incognita: quale verità sul futuro di Fiat in Italia uscirà dall'incontro di sabato tra i vertici Fiat e il governo? Certo, Sergio Marchionne ha già escluso, almeno per ora, chiusure di stabilimenti o licenziamenti. Ma ha anche detto che non può impegnarsi da solo di fronte a un mercato crollato a picco: traduzione, per andare avanti e aspettare quella ripresa che non arriverà prima del 2014, serve una mano da parte dell'esecutivo.
Il primo fronte è quello degli ammortizzatori sociali. A Mirafiori, Pomigliano e l'ex Bertone di Grugliasco, oggi è massiccio il ricorso alla cassa integrazione straordinaria, ma nel 2013 in momenti diversi scadrà per tutti e tre. Per evitare i licenziamenti servirà quindi la cassa integrazione in deroga e su questo il governo potrebbe mettere in campo un impegno. Marchionne potrebbe indicare come strada da percorrere per consentire agli stabilimenti italiani di sopravvivere anche quella della produzione di modelli destinati agli Stati Uniti, dove per ora il mercato continua a crescere. Una strategia in parte già avviata con l'investimento, al momento sospeso, a Mirafiori dove sono ancora previsti i due piccoli suv Jeep e Fiat.
Mentre non sembra ancora tramontata - salvo sorprese dell'ultima ora - l'ipotesi di un'Alfa Romeo «tedesca». «Non è un segreto il fatto che riteniamo Alfa Romeo un marchio interessante - ha detto un portavoce di Volkswagen- Ma si può star sicuri del fatto che con 12 marchi abbiamo già abbastanza da fare». E Toyota, tirata in ballo da indiscrezioni, smentisce qualsiasi interesse per il Biscione: «È la prima volta che sento una cosa del genere - afferma un portavoce del gruppo giapponese - Sono soltanto rumor e speculazioni». Sul fronte finanziario, Fitch ha confermato il rating BB sul debito a lungo termine di Fiat: l'outlook è negativo. Secondo l'agenzia di rating, il Lingotto «riuscirà a limitare l'erosione di cassa nel prossimo paio di anni» grazie alla «salda» performance in Brasile.
Tra le tute blu, intanto, cresce la preoccupazione: e al loro fianco scende in campo anche la Chiesa. «Non si giochi con la vita», è il grido d'allarme lanciato dalla Diocesi di Nola (Napoli), a cui fa capo Pomigliano: ma il riferimento è a tutti gli stabilimenti Fiat.
E l'arcivescovo di Torino,
monsignor Cesare Nosiglia, intervistato dal settimanale diocesano La Voce del Popolo, auspica un «lavoro di gruppo» e afferma: «Ho ricevuto dall'ingegner Elkann assicurazioni che la Fiat non ha intenzione di abbandonare Torino».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.