Milano «L'austerità non funziona e la partenza anticipata di Mario Monti ne è l'ennesima prova». Sacrifici e niente crescita: questa la diagnosi che l'economista Paul Krugman fa sul blog che tiene sul New York Times. «Monti è un brav'uomo, profondamente sincero - sintetizza il premio Nobel Krugman - ma lascia in anticipo perché le sue politiche stanno consegnando l'Italia alla depressione». Ma una via d'uscita per il nostro Paese ci sarebbe: uscire dall'euro. A dirlo è il britannico The Telegraph che basa la sua analisi sulla combinazione del nostro debito pubblico con quello privato. «L'Italia - scrive il quotidiano conservatore - ha solo un grave problema economico. Ha la valuta sbagliata. L'Italia è più ricca della Germania in termini pro capite, con circa 9mila miliardi di euro di ricchezza privata. Ha il più grande avanzo primario nel blocco dei G7. Il suo debito pubblico e privato combinato è al 265% del Pil, inferiore a quello di Francia, Olanda, Regno Unito, Stati Uniti o Giappone». Per arrivare a una conclusione: «Se c'è un Paese che potrebbe trarre beneficio dal lasciare l'euro è l'Italia, ovviamente». Per il Financial Times, comunque, la moneta unica è un patrimonio da tutelare e dichiara Mario Draghi, presidente della Bce, uomo dell'anno proprio perché ha salvato l'euro.
Capitolo rating. Secondo l'agenzia Moody's, l'Italia non corre rischi di declassamento ora, ma un'eventuale deviazione dalla strada tracciata dal governo Monti comporterà un prezzo da pagare. Secondo l'agenzia Usa, toccherà al prossimo governo confermare «gran parte dei punti fondamentali della legge di stabilità di Monti». Il che significa non scantonare dal vincolo del pareggio di bilancio strutturale e rimodulare le spese a favore della crescita.
La crescita è fondamentale quanto le riforme. Anche se Moody's fa finta di dimenticarsene, le politiche di austerity montiane hanno depresso il Paese. Ripartire non sarà facile, considerato che l'intera euro zona soffre. Nelle ultime stime la Bce prevede per quest'anno un calo del Pil tra lo 0,6% e lo 0,4% (tra -0,4% e -0,2% in settembre), mentre per il 2013 la variazione è compresa tra il -0,9% e il +0,3% (tra -0,4% e +1,4% in autunno).
Minori, al momento, i timori di natura finanziaria. Il Tesoro ha collocato ieri 3,5 miliardi di euro in Btp a tre anni con un tasso al 2,5%, in calo dal 2,64% registrato nell'asta del 14 novembre scorso. Giù lo spread (a 328 punti), su la Borsa (+0,64%).
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