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Finanziamento ai partiti, la Corte dei Conti: "Leggi incostituzionali dal '97"

Sollevata questione di legittimità costituzionale di tutte le leggi che hanno reintrodotto il finanziamento, nonostante il referendum del 1993 abbia sancito il contrario

Finanziamento ai partiti, la Corte dei Conti: "Leggi incostituzionali dal '97"

Il Procuratore del Lazio della Corte dei Conti, Raffaele De Dominicis, ha sollevato questione di legittimità costituzionale di tutte le leggi, a partire dal 1997, che hanno reintrodotto il finanziamento pubblico dei partiti, per averlo fatto in difformità con quanto proclamato dai cittadini con il referendum dell’aprile 1993. La decisione è stata presa nell’ambito dell’indagine istruttoria aperta nei confronti dell’ex amministratore-tesoriere del partito La Margherita, Luigi Lusi, sotto processo anche
penalmente per illecite sottrazioni di denaro pubblico.

Ricordando che il corpo elettorale, in occasione del referendum "fornì una risposta decisamente negativa in relazione alla persistenza delle erogazioni di contributi statali a beneficio dei partiti politici e dei movimenti e/o gruppi ad essi collegati", si solleva questione di legittimità giacché le disposizioni posteriori "sono da ritenersi apertamente elusive e manipolative del risultato referendario, e quindi materialmente ripristinatorie di norme abrogate".

Insomma, per la Corte dei Conti, "tutte le disposizioni impugnate, a partire dal 1997 e, via via riprodotte nel 1999, nel 2002, nel 2006 e per ultimo nel 2012, hanno ripristinato i privilegi abrogati col referendum del 1993, facendo ricorso ad artifici semantici, come il rimborso al posto del contributo; gli sgravi fiscali al posto di autentici donativi; così alimentando la sfiducia del cittadino e l’ondata disgregante dell’antipolitica".

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