Flotilla, è già successo. Così Israele abbordò la nave, fu una carneficina

Gli attivisti della Global Sumud tirano dritto nonostante gli avvertimenti di Tel Aviv. Ma il precedente del 2010 finì in un bagno di sangue

Flotilla, è già successo. Così Israele abbordò la nave, fu una carneficina
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Nell'ultima puntata di Quarta Repubblica, Nicola Porro ha fatto vedere chiaramente, immagini alla mano, cosa potrebbe accadere alla Global Sumud Flotilla se decidesse davvero, come hanno più volte dichiarato di voler fare i suoi attivisti, di forzare il blocco navale militare imposto da Israele al mare di fronte alla Striscia di Gaza.

Esiste infatti un precedente che risale al 31 maggio del 2010. L'episodio si è svolto in acque internazionali, a circa 70 miglia dalla costa israeliana, quando la nave turca Mavi Marmara, parte di un convoglio di sei imbarcazioni, cercò di raggiungere la Striscia di Gaza con a bordo attivisti e aiuti umanitari.

Nelle immagini si vede chiaramente come la marina israeliana abbia avvertito la flotta della presenza di un blocco navale, intimando di cambiare rotta per evitare l'uso della forza. Gli attivisti, tuttavia, ribattono sostenendo di non rappresentare una minaccia e di essere in missione umanitaria. La situazione degenera quando le forze speciali israeliane intervengono alle prime ore del mattino, calandosi da un elicottero sulla Mavi Marmara. Gli scontri a bordo sono violenti, con gli attivisti che rispondono con bastoni e fionde alle manovre dei soldati israeliani. Poi i militari aprono il fuoco e l'azione si conclude tragicamente, con nove attivisti uccisi, provocando una crisi nelle relazioni diplomatiche tra Turchia e Israele.

È questo che rischiano, tra pochi giorni, i militanti della Flotilla. Ed è per questo che molti di loro, anche in evidente disaccordo sulle decisioni assunte dal direttivo, hanno deciso di tornare a casa. Molti non sapevano neppure che il vero obiettivo fosse forzare il blocco e non, come raccontato per giorni e giorni, portare i viveri a Gaza. Non è un caso, insomma, se i due parlamentari Pd a bordo della nave di Arci, Arturo Scotto e Annalisa Corrado, hanno fatto sapere che “al primo alt dell’Idf noi ci fermeremo”. “Non vogliamo forzare blocchi ma portare aiuti, chi è nell'illegalità è Israele quando attacca in acque internazionali. Ma all'alt di Israele ci fermeremo. Credo che nessuna delle imbarcazioni voglia forzare il blocco, perché si tratta di una missione pacifica e non violenta: queste sono le regole di ingaggio fin dall'inizio. Il blocco è illegale chiedo al governo di attivarsi affinché il blocco venga rimosso”, ha detto Scotto a nome della nave Karma. Il rischio è troppo grande.

Per dirlo con le parole di Stefano Bertoldi, il comandante della nave Zefiro: “Il prossimo attacco alla Flotilla sarà micidiale”. E infatti c’è chi, come Crosetto, ci metterebbe la firma se l’effetto sarà solo quello di un arresto degli attivisti. E non di peggio, come avvenne nel 2010.

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