MilanoAlla caccia della Procura non sono sfuggite neanche le mille bottiglie di vino pregiato che Piero Daccò teneva a pensione nella cantina del Sadler, un ristorante due stelle Michelin: così anche la collezione di rossi italiani e francesi è finita sotto sequestro, e il cuoco Claudio Sadler si è ritrovato nominato custode giudiziario dai pm che indagano sul marcio nella sanità lombarda. Sadler dovrà - come faceva già prima - prendersi cura delle bottiglie, in modo che arrivino senza sapere di tappo all'asta giudiziarie che prima o poi le attende.
Insieme alle bottiglie custodite da Sadler, andranno prima o poi all'asta anche lo yacht sequestrato ad Ancona (tender compreso), la Jaguar e gli altri automezzi, e le case, i box, le cantine di cui la Guardia di finanza sta in queste ore meticolosamente annotando l'ipoteca nei registri del catasto, circa i beni sequestrati a Daccò e agli altri inquisiti dell'inchiesta. È l'ultimo botto dell'inchiesta sul San Raffaele e la Fondazione Maugeri, i due enti privati che grazie all'attività di lobbying di Daccò e del suo socio Antonio Simone ottennero decine di milioni di finanziamenti regionali. Ed è la stessa inchiesta che - nel ramo relativo alla Maugeri - vede indagato (anche se lui continua a smentire) il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, accusato di corruzione per le vacanze e i favori ricevuti da Daccò, e di finanziamento illecito per i contributi di Daccò medesimo alle campagne del Pdl lombardo.
Ma il nome di Formigoni nel decreto di sequestro eseguito ieri non viene citato neanche di sfuggita. Né d'altronde l'imbarcazione finita sotto chiave è quella di cui il presidente della Regione è stato ospite nelle vacanze con Daccò. Il decreto, infatti, punta ad assicurare alla giustizia i proventi dei reati che stanno nel filone originario dell'inchiesta: lo svuotamento delle casse della Maugeri, realizzato dai vertici della fondazione stessa con la complicità di Daccò, e il riciclaggio delle somme attraverso il circuito estero gestito da Simone. Che fine abbiano fatto i soldi non è dato sapere, per il momento. Così la Procura è ricorsa a quello che in gergo si chiama «sequestro per equivalente»: siccome sono spariti 53 milioni di euro, si provvede a sequestrare beni per un pari valore.
Nell'elenco delle operazioni incriminate entrano - lo si evince dalla lettura del decreto - anche i rapporti commerciali che la Maugeri intratteneva con una società di diritto maltese, la Sim specializzata in brevetti medici e nanotecnologie. Quando nell'aprile scorso il giudice Vincenzo Tutinelli dovette valutare le richieste di arresto avanzate dai pm, rifiutò di contestare anche quel reato, poiché non si poteva escludere che si trattasse di contratti reali. Invece nel frattempo altri testimoni se la sono cantata, così il gip si convince che anche i 26 milioni pagati dalla Maugeri alla Sim maltese avessero come contropartita il nulla, e che i contratti servissero solo a creare fondi neri da impiegare nei modi più vari.
Ad Antonio Simone viene sequestrata anche la casa dove risiede, in provincia di Olbia.
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