E se la lasciassimo in pace? Macché. La Franzoni, in tv, continua a «tirare» alla grande. E allora, vai con l'assedio delle telecamere. Certi programmi reclamano «Anna Maria» (la chiamano così, come se fosse una di famiglia) con la stessa acquolina in bocca con cui continuano - a distanza di anni - a «gustarsi» i casi di Yara Gambirasio, Melania Rea, Meredith Kercher, Chiara Poggi e via insanguinando. Ma da lunedì scorso gli occhi sono tutti puntati - anzi, ripuntati - su di lei: Anna Maria Franzoni, che ha lasciato il carcere di Bologna per un lavoro esterno. La cronaca del primo giorno da donna in semilibertà (la sera dovrà rientrare in carcere) è «avvincente» solo per chi è abituato a guardare dal buco della serratura: «Pochi minuti dopo aver lasciato la sua cella, su una Panda guidata da un volontario, è arrivata alla parrocchia di Sant'Antonio da Padova in via Dozza, dove ha sede la coop sociale che la ospita. Vestita con jeans, giaccone, sciarpa a fiori e capelli sciolti, la donna non ha rilasciato alcuna dichiarazione ai giornalisti che l'aspettavano». La scena si è ripetuta giorno dopo giorno ed è facile prevedere che proseguirà all'infinito.
Lo ha capito anche don Giovanni Nicolini, il responsabile della struttura dove Anna Maria Franzoni si applica a cucire borse e abiti: «Sono inorridito per la gravità della pressione mediatica»; dichiarazione resa, paradossalmente, proprio davanti a quei microfoni che don Giovanni scomunica. Va giù duro il sacerdote: «Assurdo dedicare tempo e denaro per dare notizie di un fatto che dovrebbe rimanere riservato. Qui c'è un'aggressione assurda della vita privata, mi sconvolge. Ognuno di noi ha diritto alla sua vita privata e al rispetto della persona». Il religioso - colto dalla «sindrome da intervista» - ha poi aggiunto ai cronisti: «Non capisco come si possa arrivare a tanto, questo è il contrario del dovere di informare». E all'orizzonte il «don» profila un'eventualità clamorosa: «Qui il gioco non vale la candela, se le cose continueranno così, forse sarebbe meglio che Anna Maria restasse in carcere». Ieri la donna - condannata in via definitiva a 16 anni per l'omicidio del figlio Samuele, 3 anni - ha pranzato con i volontari, poi ha ricevuto la visita del marito Stefano Lorenzi, arrivato in auto assieme ai due figli, Davide e Gioele; nessuno l'ha vista allontanarsi dalla struttura, ma è probabile - giurano i «segugi» delle tv - «che sia uscita nascosta nell'auto».
Intanto - secondo l'Ansa - l'avvocato ed ex deputato del Pdl, Carlo Taormina, ha citato davanti al tribunale civile di Bologna Annamaria Franzoni, che difese dal 2002 al 2007, e il marito Stefano Lorenzi, chiedendo che i giudici li condannino a pagare gli onorari che a suo dire non gli sono mai stati pagati, quantificati in 771.507 euro (di cui circa 14 mila riferibili a Lorenzi). La citazione è stata notificata ai coniugi nei giorni scorsi. Marito e moglie dovranno ora scegliersi un nuovo difensore; un po' meno esoso di Taormina, si spera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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