Roma Niente più frequenze gratuite per le televisioni. La fine dell’era del cosiddetto «beauty contest», il sistema per cui le frequenze erano assegnate ai competitors dotati delle caratteristiche tecniche per utilizzarle in modo efficiente, è stata proclamata dal ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera a Repubblica.
Il ministro ha giocato d’anticipo rispetto alla data del 20 aprile fissata come termine della pausa di riflessione richiesta tempo fa dal governo. L’assegnazione delle frequenze liberate dal digitale terrestre avverrà quindi attraverso aste per «pacchetti di frequenze con durate verosimilmente diverse». In palio ci sono sei multiplex: il boccone più appetitoso è formato dai due (o tre) della banda larga 700, rete superveloce molto appetita dagli operatori del web, che dovrebbero essere assegnati temporaneamente per un periodo di tre anni e cioè fino al 2015, quando è previsto lo spostamento di reti dalle tv all’accesso a Internet. Il resto dei pacchetti più tradizionali e quindi meno pregiati potrebbe, invece, essere messo in palio per un periodo più lungo e assegnato a imprese puramente televisive.
I nuovi criteri di assegnazione delle frequenze tv sono ora all’esame della Commissione Ue, che nei prossimi giorni dovrebbe dare il suo parere. Un parere probabilmente positivo, se proprio Bruxelles ha invocato più volte l’adozione di una procedura che consenta l’accesso alla piattaforma del digitale di nuovi competitori e di operatori più piccoli. Già oggi potrebbe arrivare qualche indizio da Neelie Kroes, commissario Ue all’agenda digitale, che dovrebbe essere a Roma per un convegno della Confindustria al quale sarà presente lo stesso Passera. Poi sulla questione si aprirà il dibattito politico tra i partiti che sostengono il governo e quindi l’authority per le comunicazioni fisserà la road map.
La fine del «beauty contest» fa felice il centrosinistra. Esulta il Pd con il capogruppo in commissione Telecomunicazioni alla Camera, Michele Meta («Un bene pubblico rilevante come lo spettro di frequenze non può essere assegnato gratuitamente se si parla di equità e rigore per la crescita del Paese») e con il responsabile dell’agenda digitale Paolo Gentiloni («L’azzeramento del beauty contest è una buona notizia. Adesso dal governo mi aspetto che non subisca i veti dei partiti e che punti a ottenere il massimo di risorse economiche dalla gara. Spero di non assistere a un’asta low cost»). Soddisfatto anche il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro: «Cancellare il beauty contest era il minimo che si dovesse fare. Il problema, adesso, oltre al carattere oneroso della gara, è quello di far entrare sul mercato soggetti televisivi e non, diversi dai soliti noti. Per l’Idv le frequenze devono servire a rendere più concorrenziale e più innovativo il sistema radiotelevisivo e della comunicazione. Per questo, devono essere assegnate prioritariamente a soggetti che, rompendo il vecchio duopolio Rai-Mediaset, consentano l’espansione di nuove tecnologie wireless, permettano la moltiplicazione di nuovi canali televisivi digitali terrestri, incentivino la presenza di aziende caratterizzate da forme di azionariato popolare e offrano uno spazio alle tv locali».
«Chi
vuole sfruttare un bene pubblico, paghi. In tempi di recessione regali non se ne fanno», taglia corto Luca Borgomeo, presidente dell’associazione di telespettatori cattolici Aiart. Nessuna dichiarazione da parte di Mediaset.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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