Funerali a Priebke: una raffica di no

Nessuno lo vuole, neanche la Germania. La provocazione del figlio: "Perché non in Israele?"

Erich Priebke mentre scontava i domiciliari a Roma
Erich Priebke mentre scontava i domiciliari a Roma

Roma - No, Priebke no. No dalla Curia che chiude tutte Chiese. No dal Comune di Roma che blinda le piazze e i giardini. No pure dal Gemelli, dove si trova al momento la salma, che non renderà disponibile la cappelletta dell'ospedale per il rito funebre. No dalla Provincia che vieta la tumulazione nel cimitero militare tedesco di Pomezia. «Niet» pure dalla città natale del soldato tedesco, Henningsdorf. Qui, dicono dalla piccola cittadina, seppelliamo soltanto i residenti. Pure da Berlino fanno sapere di non aver ricevuto richieste per una sepoltura del nazista sulla quale, aggiungono, non spetta al governo decidere. E chissà forse anche le onde rigetterebbero quel che resta delle spoglie di Priebke se fosse cremato per poi spargerne le ceneri in mare aperto, come chiede il presidente della Comunità Ebraica, Riccardo Pacifici.

Il funerale si farà quasi sicuramente oggi. Ma a questo punto lo stesso Paolo Giachini, il legale di Priebke che nei giorni scorsi ha lanciato prima la proposta del funerale in Chiesa poi quella della cerimonia in strada, sembra essersi arreso all'idea di una cerimonia riservata. Non in casa però. «Si trovi una soluzione, basta che non sia offensiva - dice Giachini - L'ipotesi di fare i funerali in casa non è praticabile perchè in casa non è un rito funebre». Quindi il legale rifiuta la proposta avanzata dalla Curia di celebrare un rito in casa. Il Vicariato conferma di aver proposto una benedizione e una preghiera nell'abitazione privata dopo aver rifiutato di aprire le porte della Chiesa. Proposta però respinta dal legale. «Adesso le istituzioni ci dicano dove celebrare il funerale e dove poi portare la salma visto che a tutte le nostre richieste viene risposto no - insiste Giachini - Non si può essere soltanto distruttivi faremo alla luce del sole tutto quello che si deve fare. Ci dicano dove farlo».
La tensione intorno al destino della salma del Boia delle Fosse Ardeatine è stata ulteriormente alimentata anche dall'intervento del figlio, Jorge che parla da Bariloche, dove viveva suo padre prima dell'estradizione in Italia. «Dove dovrebbe essere seppellito mio padre? Per me anche in Israele così sono contenti - attacca Jorge Priebke - Non parteciperò ai funerali perchè non ho i soldi per il biglietto». Provocazione che sia la Comunità Ebraica romana sia l'ambasciata israeliana evitano di commentare, ritenendola non meritevole di risposta.

Il figlio di Priebke poi riprende lo stesso repertorio del padre che secondo lui sarebbe «vittima di un processo che è stata una falsificazione degli ebrei» che non dovrebbero prendersela «con uno dei tempi della guerra finita 60 anni fa». Il figlio poi insiste anche sul fatto che il padre «non ebbe una responsabilità diretta» e che alle Ardeatine «il capo era Kappler, poi c'erano Wolff, Hass e gli altri e lui non era neppure il numero tre».
Soltanto un soldato che eseguiva ordini è sempre stata infatti la tesi difensiva di Priebke che però poi ora da morto viene onorato come «capitano» dagli ammiratori della svastica. E anche il legale sarebbe stato d'accordo con l'ipotesi di seppellirlo nel cimitero tedesco dei militari caduti in guerra di Pomezia. Ma il comune però lo rifiuta visto che Priebke è morto nel suo letto a 100 anni.


Se il luogo del funerale è ancora avvolto nel mistero per la sepoltura si profila una soluzione dopo che un comune del messinese, Fondachelli Fantina, si è reso disponibile ad accogliere la salma «per una questione di pietà». Anche per Giachini questa è «un'ipotesi percorribile».

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