Il Garante della Privacy tira dritto. “Il Collegio non presenterà le proprie dimissioni” è l’annuncio del presidente Pasquale Stanzione in un’intervista rilasciata al Tg1. Una presa di posizione netta di fronte alla richiesta di un azzeramento in seguito all’inchiesta di “Report” sui presunti conflitti d’interesse.
“Queste accuse sono totalmente infondate” ha proseguito Stanzione: “Non c’è mai stata una decisione del Garante assunta per ragioni diverse dall’applicazione rigorosa della legge, in piena indipendenza di giudizio. La narrazione del Garante come subalterno alla maggioranza di governa è una mistificazione che mira a delegittimarne l’azione, specialmente quando le decisioni sono sgradite o scomode”. Il presidente dell’Autorità ha poi tenuto a precisare: “Dobbiamo ricordare che il Garante assume delle decisioni talvolta contrarie al governo, talvolta favorevoli, è questa la vicenda dell'autonomia. E dunque quando la politica grida allo scioglimento o alle dimissioni dell'Autorità non è più credibile".
Nelle ultime ore il dibattito sul Garante è tornato rovente. La sinistra – Pd, M5s e Avs – invocano l’azzeramento dell’authority: “Report” avrebbe messo l’accento su fatti tali da non consentire la permanenza in carica del collegio. La segretaria dem Elly Schlein ha parlato di ritratto “grave e desolante”, chiedendo un forte segnale di discontinuità. Le dimissioni sono necessarie, indicazione condivisa anche dal M5s, con il leader Giuseppe Conte che ha rilanciato la proposta di legge sul conflitto d’interessi.
Ieri Giorgia Meloni aveva ricordato che questo Garante “è stato eletto durante il governo giallorosso” e che il presidente è “in quota Pd”: “Quindi dire che sia pressato dal governo di
centrodestra mi sembra ridicolo. Cioè, se il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico non si fidano di chi hanno messo all'Authority della privacy, non se la possono prendere con me. Forse dovevano scegliere meglio".