Il secondo profilo riguarda il risparmiatore esterofilo. Un investitore che non si fida eccessivamente delle rassicurazioni della Bce e dei governi europei in tema di tenuta della zona euro, e che già a inizio anno era esposto per il 30% in valute estere.
Arrivati a questo punto, può cominciare a spostare al 50% la sua esposizione verso i titoli esteri, per arrivare al 70% nel momento in cui il cambio euro-dollaro sfondasse quota 1,4 e quello euro-yen il livello di 130. A quel punto dovrebbe investire il 70% in fondi monetari denominati in valute estere, di cui un 10% ciascuno in dollari Usa, in sterline inglesi, in yen giapponesi e in renminbi cinesi, un 5% in dollari canadesi; un altro 5% in corone norvegesi e il 20% in un fondo monetario in titoli dei Paesi emergenti senza copertura del cambio. Il restante 30% in euro, invece, sarebbe destinato ai Btp 2016. Ma quanto potrebbe rendere un giardinetto di questo tipo?
Dipende dall'evoluzione del cambio dell'euro. Partendo da livelli piuttosto alti (1,40 quello euro-dollaro e 130 quello euro-yen), si può ipotizzare un rendimento del 5,5% lordo nei prossimi 12 mesi, a patto che i cambi tornino sui livelli di inizio anno e, cioè, 1,32 quello euro-dollaro Usa e 113 quello euro- yen. Se, invece, i cambi restassero intorno agli attuali livelli, ''investitore si dovrebbe accontentare del rendimento dell'1% lordo, frutto del 30% impiegato in Btp 2016.
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