Caso Sallusti

Giornalisti in carcere, lo sdegno dell'Europa

Dopo che Palazzo Madama ha reintrodotto il carcere per i giornalisti, il commissario per i diritti umani condanna duramente la politica italiana

Ieri sera Palazzo Madama ha scritto un'altra, bruttissima pagina della storia politica dell'Italia: vili senatori hanno reintrodotto, con voto segreto, il carcere per i giornalisti. La legge nata un mese fa per cancellare la prigione per i reati a mezzo stampa è stata trasformata, con un emendamento firmato dai senatori leghisti, in una legge che sbatte in cella i giornalisti. Una mossa che sta preoccuando il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks.

La libertà di espressione è seramente in pericolo. Il dibattito parlamentare, nato sul processo che ha condannato a 14 mesi di carcere il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, sta gettando discredito su tutta la politica italiana che si sta dimostrando incapace di difendere la libertà di parola: 131 senatori che, grazie all'immunità di cui godono, se condannati possono evitare il carcere, hanno infatti decretato la galera per i giornalisti. E per di più l'hanno fatto con voto segreto. Una vigliaccata senza precedenti che porta la firma dei senatori leghisti e l'appoggio trasversale di numerosi senatori che siedono tra i banchi di Palazzo Madama. Una vigliaccata che ha suscitato preoccupazione anche a Strasburgo che sta seguendo l’iter legislativo del ddl ritenendo che mantenere il carcere per i giornalisti sarebbe un "grave passo indietro" per l’Italia e per l'Europa. "Sto seguendo il dibattito in corso al Senato con grande preoccupazione", ha spiegato all’Ansa Muiznieks. Il commissario per i diritti umani ha ricordato che, all’inizio del dibattimento a Palazzo Madama, la speranza era che la nuova legge depenalizzasse la diffamazione "portando così l’Italia in linea con gli standard del Consiglio d’Europa". Secondo questi standard, infatti, i giornalisti non vanno mai in carcere per le notizie che pubblicano e la diffamazione viene sanzionata solo attraverso misure proporzionate previste dal codice civile. "Malauguratamente adesso sembra che la nuova legge mantenga in vigore la possibilità della prigione per i giornalisti", ha detto il commissario per i diritti dell'uomo che ha parlato di "grave passo indietro per l’Italia" osservando che questo "invierebbe un messaggio negativo ad altri Paesi europei in cui la libertà dei media è seriamente minacciata".

A questo punto il ddl diffamazione dovrebbe tornare all’esame del Senato martedì prossimo. "Va pretesta una soluzione di responsabilità ma certo non con il carcere", ha commentato il segretario del pd Pier Luigi Bersani. Qualora il testo tornasse in Assemblea i democrat porranno infatti una questione sospensiva, mentre il Pdl con il capogruppo Maurizio Gasparri sta studiando un emendamento per impedire che finisca in carcere "il direttore responsabile non autore dell’articolo" incriminato. L'auspicio del ministro della Giustizia Paola Severino è che possa riprendere il dibattito parlamentare quanto prima.

"Bisogna escludere il carcere - ha spiegato la Guardasigilli - e migliorare le misure a garanzia da una parte del diritto-dovere di informare e dall’altra del diritto di riparazione, come la rettifica".

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