Marco Pannella ce l'ha fatta, ma a metà. Sono state depositate ieri mattina in Cassazione le firme raccolte sui 12 referendum radicali, ma probabilmente per i sei quesiti sui diritti civili: divorzio breve, droghe, immigrazione, reato di clandestinità, finanziamento pubblico ai partiti e otto per mille sarà un nulla di fatto. Troppo poche le firme. Appena sufficienti invece (532mila) quelle sulla «giustizia giusta» (responsabilità civile dei magistrati, abolizione dell'ergastolo e del fuori ruolo per i magistrati, separazione delle carriere in magistratura e stop dell'abuso della custodia cautelare in carcere). Entro il 31 ottobre prossimo bisognerà esaminare la validità delle firme, e dopo il via libera del Palazzaccio la parola passerebbe alla Consulta, deputata a vagliare la legittimità costituzionale dei quesiti. «Nessuno di questi quesiti serve a Berlusconi, ma la nostra vittoria di oggi è anche grazie a lui», dicono i radicali, visto che una buona parte delle firme sono state raccolte dal Pdl, mentre dalla sinistra non è arrivata alcuna mano d'aiuto. «Ma gli italiani non potranno votare per l'abolizione del finanziamento ai partiti e l'8 per mille, per il divorzio breve e per la modifica delle leggi su immigrazione e droga - ribatte Mario Staderini, segretario dei Radicali italiani - perché siamo stati battuti da uno Stato fuori legge che ha impedito a milioni di italiani di firmare in quanto scomodi alla partitocrazia», conclude lo stesso Staderini, che annuncia una «denuncia nei confronti dello Stato italiano all'Onu per violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici» per tentare di ridurre il tetto minimo per la raccolta delle firme.
Anche per questo motivo Mario Staderini e il tesoriere radicale Michele De Lucia hanno scritto ai parlamentari: «Gli ostacoli della burocrazia alla raccolta firme vanno rimossi, solo in condizioni straordinarie un gruppo di cittadini o un movimento politico estraneo ai grandi partiti può raccogliere così tante firme autenticate e certificate».
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