Governo e giudici liberano migliaia di spacciatori

F uori dal carcere anche i condannati in via definitiva per spaccio. La Suprema Corte ha deciso: l'abolizione della Fini-Giovanardi, conseguente alla dichiarazione di incostituzionalità da parte della Consulta, inciderà sulle condanne già passate in giudicato. Gli spacciatori anche recidivi che sono in carcere per una condanna definitiva potranno ottenere il ricalcolo della pena. Sono circa 14mila le persone in carcere per questa tipologia di reato. L'amministrazione penitenziaria ritiene che saranno circa 4mila i detenuti che potranno uscire subito dal carcere. Il conto corrisponde a quello ipotizzato da fonti interne alla stessa Cassazione visto che, assicurano le stesse fonti, la decisione non riguarderà «i condannati in via definitiva per spaccio di droghe pesanti, commesso con l'associazione a delinquere». Per il coordinatore dei garanti dei detenuti, Franco Corleone, la platea dei beneficiari però sarebbe molto più ampia, almeno 10mila persone, visto che sono 23mila i detenuti per reati legati agli stupefacenti. Certamente usciranno in tanti.
Lo stesso ministro della Giustizia, Andrea Orlando, annuncia che grazie a questa decisione «l'uscita dall'emergenza affollamento carceri sarà più rapida». Ma a chi plaude alla decisione della Cassazione replica il sindacato di polizia, Consap. «Vanificato il nostro lavoro - accusano i poliziotti - Questa decisione mette a rischio la sicurezza dei cittadini onesti».
La riduzione di pena per i condannati per spaccio è il frutto di due diverse sentenze della Corte Costituzionale sulla legge Fini-Giovanardi del 2006. La prima del 2012 aveva ritenuto incostituzionale la norma della legge che escludeva le attenuanti in caso di recidiva. La seconda che risale al febbraio scorso ha dichiarato l'intero impianto normativo incostituzionale e la legge è immediatamente decaduta. Paradossalmente la Consulta nel secondo caso non era entrata nel merito della normativa, dichiarandola illegittima soltanto nel metodo. La Fini-Giovanardi infatti era stata approvata nell'ambito del decreto Olimpiadi che nulla aveva a che fare con la materia stupefacenti, violando così l' articolo 77 che regola la procedura di conversione dei decreti legge. Non era stato dichiarato incostituzionale il principio alla base della legge ovvero quello che aveva cancellato la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti. Distinzione che invece è ritornata nella legge approvata in tempi brevissimi, grazie alla fiducia posta dal governo, il 14 maggio scorso, prevedendo quindi pene diverse a seconda delle sostanze spacciate.
Il verdetto emanato ieri dalla Cassazione fa seguito ad un ricorso presentato dalla procura di Napoli contro la decisione del tribunale che aveva negato il ricalcolo della pena per un condannato recidivo per piccolo spaccio, facendo appello proprio alla sentenza della Consulta del 2012.

La Suprema Corte nell'accogliere il ricorso invita il giudice che dovrà procedere al ricalcolo della pena a tenere conto dell'abolizione della Fini-Giovanardi, «senza tenere conto di successive modifiche legislative». Quindi i condannati in via definitiva potranno ottenere la riduzione della pena anche se nel frattempo fosse stata approvata una legge più rigida.

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