Altro che incentivi alla crescita: con il governo Monti, le imprese italiane si trovano invece a pagare 5,5 miliardi di euro in più di tasse, da qui al 2014. Il calcolo è presto fatto, come dimostra lo studio della Cgia di Mestre, mettendo a confronto vantaggi e svantaggi delle misure fiscali e contributive introdotte dal governo in carica: 19 miliardi di tasse e contributi in più, meno 13,6 miliardi di sgravi, valgono appunto 5,5 miliardi. «Difficilmente le imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione - commenta il segretario Giuseppe Bortolussi -, potranno superare questo triennio con un carico fiscale aggiuntivo di questa portata». Come si arriva a questa cifra? Vediamolo nel dettaglio, partendo dall'imposta per antonomasia, l'Imu: rispetto all'Ici, il prelievo medio per i negozi e i laboratori risulta mediamente raddoppiato, mentre per i capannoni (categoria catastale D1) si registrano incrementi di imposta che superano il 60%. Ma l'Imu non è l'unico aggravio del 2012: quest'anno sono infatti aumentate dell'1,3% anche le aliquote contributive Inps a carico degli artigiani e dei commercianti.
Nel 2013, entrambi i prelievi appena descritti subiranno ulteriori aumenti. Rispetto all'Ici, con l'Imu il prelievo sui capannoni aumenterà di circa l'80%, a causa dell'aumento del coefficiente per la determinazione della base imponibile che passa da 60 a 65.
Le aliquote previdenziali, invece, subiranno un ulteriore aumento dello 0,45% sino a portare nel giro di qualche anno l'aliquota di questi lavoratori autonomi al 24%. Le cattive notizie, purtroppo, non finiscono qui. Sempre l'anno prossimo le imprese faranno i conti con la riduzione della deducibilità dei costi per le auto aziendali che il fisco non riconoscerà più nella misura del 40%, ma solo del 27,5%: sono circa sette milioni gli automezzi interessati da questa misura.
E il 2013 porterà anche un nuovo balzello: la Tares, ovvero la tassa sui rifiuti e servizi che sostituisce le vecchie Tarsu e Tia. Introdotta col decreto salva Italia, la nuova tassa - che si applica anche agli immobili destinati all'attività commerciale e produttiva - funziona secondo un principio assimilabile a quello dell'Imu: sarà cioè applicata un'aliquota decisa a livello governativo, ma i singoli Comuni potranno decidere di aumentare l'imposizione. Gli imprenditori dovranno quindi pagare una maggiorazione pari a 0,3 euro al metro quadro, ma che potrebbe arrivare anche a 0,4 euro. Messe tutte in fila, queste misure, secondo la Cgia, valgono 5 miliardi di euro solo nel 2012, 6,7 nel 2013 e 7,3 miliardi nel 2014: totale, 19 miliardi. Analizziamo ora le misure a vantaggio delle imprese. Tra queste, il governo Monti punta molto sull'Ace, l'Aiuto alla crescita economica, che permette la deducibilità dal reddito del 3 per cento dell'aumento di capitale: in pratica, uno sconto fiscale per chi decide di investire denaro nella propria azienda. A questo si aggiungono, già da quest'anno, la deducibilità dell'Irap pagata sul costo del lavoro dalla base imponibile Irpef e Ires, e l'aumento delle deduzioni forfettarie Irap per chi assume donne e giovani sotto i 35 anni. In tutto, 13,6 miliardi di euro di sgravi nel triennio. Ma non basta , soprattutto per le Pmi.
«Le più penalizzate dal pacchetto di misure introdotte dal governo Monti - spiega Bortolussi - saranno le microimprese: in particolar modo quelle senza dipendenti, che quindi non potranno avvalersi degli sgravi Irap e neppure dell'Ace, visto che le aziende in contabilità semplificata non potranno applicare quest'ultima misura.
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