Grillo ancora in campagna elettorale: «Brogli Pd»

RomaL'esito del voto del 25 maggio ancora brucia. Soprattutto per i pentastellati. Ieri, sul suo blog, Beppe Grillo ha avanzato un'ipotesi inquietante: broglio. E lo ha fatto con termini che non lasciano al dubbio nemmeno uno strapuntino. Credere a una débâcle del voto grillino - tuona il comico genovese - è uno «stupro alla logica». E tira fuori i dati di alcuni exit poll diffusi negli ambienti della finanza britannica che davano il Movimento 5 Stelle in testa (29,9%) a tre ore dalla chiusura dei seggi. Il Pd, invece, si attestava al 28%. Per il leader dei grillini è questa la prova di qualcosa «fuori ogni logica», visto che gli stessi exit poll assegnavano agli altri partiti percentuali molto vicine ai risultati poi scrutinati. A tal proposito Grillo cita anche la strategia del divide et impera, che il Pd renziano sta mettendo in pratica con zelo. Oltre ad adulterare l'esito del voto, il «broglio elettorale - spiega - alimenta la reciproca sfiducia dei cittadini». Insomma, secondo il leader del Movimento, è urgente la costruzione di un sistema «anti-broglio per vigilare in modo chiaro e controllabile sulle relazioni amicali e parentali di scrutatori e presidenti di seggio». Per chiudere il cerchio del ragionamento, poi, dal blog di Grillo arriva un post che ricorda come questa (ipotizzata) truffa ricordi il «sistema Siena», vale a dire quell'intreccio tra finanza e potere politico che solo la magistratura è riuscita a smascherare. L'analisi del voto, però, è bipolare. Da un lato Grillo afferma che c'è stato probabilmente un broglio, dall'altro invece ritiene il voto attendibile se serve per verificare il gradimento dei sindaci dei Comuni a guida 5 Stelle. Secondo l'analisi di Grillo i cittadini sono soddisfatti della gestione grillina, visto che in quei Comuni i voti sono andati ben oltre la media nazionale. Con una sola eccezione: Parma. Guidata, guarda il caso, proprio dal «ribelle» Federico Pizzarotti, ormai caduto in disgrazia alla corte di Grillo e Casaleggio.
Intanto continua a tenere banco sul blog l'ipotesi di un'alleanza europea tra i grillini e l'Ukip, il movimento nazionalista britannico guidato da Nigel Farage. Dario Fo, in un'intervista al Fatto quotidiano, sembra prendere le distanze dall'idea di Grillo di fare gruppo unico con l'Ukip. «Beppe stai attento a Farage - dice il Premio Nobel - ha valori diversi, viene dalla destra profonda. Chi si avvicina al Movimento è attratto dalla sincerità, dall'onestà, da atteggiamenti e scelte positive, non vale lo stesso per l'Ukip». E sulle alleanze Fo esprime idee affatto diverse: «Preferirei gruppi che hanno gli stessi interessi del M5S, come i Verdi che hanno combattuto le stesse battaglie: Tav, fabbriche, banche bastarde». Pronta la replica del diretto interessato. Ai microfoni di SkyTg24 Nigel Farage ha provato a rassicurare lo scettico Fo. «Con Grillo abbiamo molti punti in comune. Come me Grillo crede nella democrazia diretta e il nostro obiettivo è un grande gruppo euroscettico, non estremista, ma che abbia al suo interno delle anime differenti».

Lo stesso Farage ha poi liquidato in due parole la «tentazione» ecologista di buona parte dei grillini. «È una follia - spiega - chiudere acciaierie e fabbriche di cemento. L'approccio europeo per la riduzione unilaterale dei gas serra è svantaggioso per la gente comune».

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