RomaDi fronte alla mano tesa, tira sempre uno schiaffo. Ben centrato, questa volta, sul volto di Ignazio Marino. Beppe Grillo rifiuta ogni ipotesi di accordo-poltrona con il Pd a Roma. In meno di ventiquattr'ore la proposta di Marino di un assessore ai Cinque stelle si è volatilizzata per il niet di Grillo. Meglio la morte, la sparizione del Movimento, piuttosto che un apparentamento con un partito tradizionale. Poi la seconda sparata di giornata del comico: i giornalisti dovrebbero stare fuori da Montecitorio, in un recinto.
Il neosindaco medico aveva proposto al M5S un posto per un tecnico, preferibilmente donna, nella sua giunta. Il candidato sarebbe stato da individuare attraverso la Rete, con il consueto metodo grillino. Passano giusto le ore del sonno e ieri mattina sul blog di Grillo compare la precisazione: «In merito ad alcune iniziative dei consiglieri comunali di Roma si ribadisce che: il MoVimento 5 stelle non fa alleanze, né palesi né tantomeno mascherate, con alcun partito». E in sintesi: «Il voto chiesto da De Vito on line non ha alcun valore». l presunto accordo era stato infatti siglato tra Marino e l'ex candidato sindaco dei Cinque stelle, Marcello De Vito. Il blog di Grillo ha dunque sconfessato gli eletti in Campidoglio, che proponevano il sondaggio on line accettando l'offerta di Marino: «Bisogna stare molto attenti alle insidiose sirene dei partiti che stanno cercando di usare noi per rifarsi loro una verginità», ha ammonito l'ultra ortodossa Roberta Lombardi, ex capogruppo alla Camera. Come con Bersani, Grillo risponde con il due di picche. I sostenitori sono in realtà indecisissimi. E addirittura quelli di Roma avrebbero votato a favore nel sondaggio on line dell'assessore con Marino.
Ma è di nuovo contro i giornalisti che si è scatenata ieri la penna di Grillo nel post forse più duro mai dedicato alla categoria: «Taci, il giornalista ti ascolta!». Il gran capo a Cinque stelle chiede che i cronisti siano «disciplinati in spazi appositi, esterni al Palazzo. Per un'intervista chiedano un appuntamento, non bracchino i parlamentari per le scale o al cesso». Stiano nelle aiuole per i cani, insomma. Un ghetto tutto per loro. Perché i giornalisti, ha avvisato un Grillo ai limiti dell'incostituzionalità, «non possono infestare Camera e Senato e muoversi a loro piacimento. All'ingresso di Montecitorio e di Palazzo Madama va posto un cartello No gossip. Il Parlamento non è un bordello». Gli «infestatori» sono «folle di gossipari e pennivendoli dei quotidiani», «mercanti di parole rubate».
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