RomaÈ nata come un'idea, poi è diventato un hashtag, il tormentone di Twitter: #VogliamounaDirettaStreaming.
Adesso è Grillo che deve essere processato. In pubblica piazza. Con i parlamentari cinque stelle. «Per decidere le strategie future. E ricompattare la base», scrive il primo a lanciare l'appello, Scorpion M5s. Un'assemblea in diretta, gli eletti e Grillo, per guardarsi in faccia, senza messaggi criptati, comunicazioni oscurate, come era avvenuto per il vertice sugli scontrini in parlamento, trasmesso solo con brevi frasi su Internet. «Ritwittate», rilanciate la proposta dell'incontro pubblico, si incitava da ieri mattina. Mentre nella rete ribolliva la proposta del processo, il capo finalmente scriveva il primo commento sulla sconfitta alle amministrative. Sul blog, un messaggio dal titolo: «Io vi capisco». Una breve lettera aperta che al posto di compattare la base l'ha lacerata. Perché l'ha classificata, ha diviso elettori e Paese: «Esistono due Italie - la riflessione di Grillo - la prima, che chiameremo Italia A, è composta da chi vive di politica, 500.000 persone, da chi ha la sicurezza di uno stipendio pubblico, 4 milioni di persone, dai pensionati, 19 milioni di persone (da cui vanno dedotte le pensioni minime)». E poi c'è la seconda, «Italia B, di lavoratori autonomi, cassintegrati, precari, piccole e media imprese, studenti. La prima è interessata giustamente allo status quo. Si vota per se stessi e poi per il Paese. Nella nostra bandiera c'è scritto Teniamo famiglia». La sconfitta? È colpa degli italiani A.
Nessun post del capo ha trovato meno consenso di questo. Perché ha infiammato la rabbia dei dipendenti pubblici. Di chi ha il posto fisso e ora si sente definito «un parassita». Non erano pochi quelli che ieri hanno annunciato via web che smetteranno di votare cinque stelle. Un esempio: «Ho votato per M5S alle politiche e avrei votato per M5S se ci fossero state le elezioni nel mio comune - scrive Ittib - però sono un dipendente pubblico, quindi faccio parte dell'Italia A, non essendo chiaramente un elettore gradito, vi saluto e buon proseguimento». «Ti ho votato perché avevo creduto in un cambiamento - condivide Maria Pia B. - ma non credevo che la stessa persona che mi proponeva questo, mi avrebbe catalogata come Italia A. Sono sempre la stessa persona. Prima ero Italia B e ora sono Italia A? Un leader saggio non offende i suoi elettori». Sparare «a zero indiscriminatamente su metà dell'Italia mi pare un'idiozia unica!», commenta Emilio G.
Mentre Rocco Palmr si associa alla richiesta partita via Twitter: «Hai fatto tanti Vaffa day e noi siamo corsi ad ascoltarti. Adesso fai una cosa in cui possiamo parlare e ascoltarci fra noi; Indici un Incontro day».
Grillo ha scoperto da ieri che moltissimi dei suoi elettori sono dipendenti pubblici, Italia A. Alcuni, anzi, giurano fedeltà nonostante l'offesa. Giannino di Camillo, da Lanciano: «Sono un cittadino dell'Italia A, assistente amministrativo a scuola, 57 anni 1200 al mese. Voto M5S perché bisogna farla finita con questa merda che ci avvolge. Buona vita a tutti».
Anche tra i parlamentari sale il malcontento. Adriano Zaccagnini l'ha dichiarato alla luce del sole: «Basta dire sempre di no. Bisogna tornare tra la gente». E «se crediamo di essere perfetti è finita». Un deputato grillino ieri in Transatlantico spiegava che gli errori sono stati in gran parte di comunicazione. Il peggiore autogol? «La diretta streaming con Bersani», per come l'hanno gestita «Crimi e Lombardi».
Ma nemmeno le proteste e il malessere hanno prodotto un'autocritica da parte di Grillo.
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