Grillo perdona i suoi ma li imbavaglia

RomaDopo la domenica della furia, è il lunedì del quasi perdono per Beppe Grillo. Che dà le attenuanti generiche alla sporca dozzina di senatori del M5S che sabato hanno votato per Pietro Grasso presidente del Senato preferendo la propria coscienza alle regole interne. Anche se, per sicurezza, mette in chiaro che andrà lui, «forse con Casaleggio», fanno sapere i suoi, alle consultazioni al Quirinale. «I giochi - scrive Grillo sul suo blog - erano già fatti per mettere in difficoltà il MoVimento 5 Stelle. Qualcuno, anche in buona fede, ci è cascato». Insomma, un trappolone che si è giovato dell'inesperienza di alcuni dei neoparlamentari. «La coppia senatoriale è stata decisa a tavolino dal Pdl e Pdmenoelle. I due gemelli dell'inciucio sapevano perfettamente che Schifani non sarebbe stato eletto. I capricci di Monti (...) erano una pistola scarica». Quindi assoluzione per i dissidenti, ma anche un avvertimento: «Lo schema si ripeterà in futuro. Berlusconi proporrà persone irricevibili, il pdmenoelle delle foglie di fico. Il M5S non deve cadere in queste trappole». E comunque in gioco non c'è il nome di Grasso ma «il rispetto delle regole. Non si può disattendere un contratto. Chi lo ha firmato deve mantenere la parola data per una questione di coerenza e di rispetto verso gli elettori».
Nessuna epurazione, almeno per stavolta. Del resto, era nell'aria. Grillo preferisce derubricare l'incidente alla voce «prove tecniche di democrazia rappresentativa» e non darla vinta a Pier Luigi Bersani, che per qualche ora ha sperato di poter andare a fare la spesa (lui lo chiama scouting) tra i banchi a Cinque Stelle. Non a caso la riunione dei parlamentari a cinque stelle di ieri pomeriggio - mandata di nuovo in streaming con un'interpretazione decisamente intermittente della trasparenza - ha glissato sull'argomento, limitandosi a esprimere dopo la «graticola» a cui sono stati sottoposti i candidati, i nomi del M5S per il ruolo di questore alla Camera (Laura Castelli) e per la vicepresidenza (Luigi Di Maio).
C'è però uno che rischia di pagare un conto salato in questa vicenda ed è Vito Crimi, capogruppo del M5S al Senato, che ieri ha disposto l'allontanamento della stampa dai paraggi delle stanze provvisorie del gruppo. Crimi è accusato da qualche collega di non essere stato impeccabile sabato. «Probabilmente anche Crimi, persona fantastica, non ha reso a Grillo al meglio, nella sua sintesi, la conclusione della discussione che c'era stata prima del voto al Senato - ha detto a SkyTg24 la senatrice Serenella Fucksia - La libertà di coscienza era ammessa». Crimi sarebbe stato più realista del re. O meglio: più grillino di Grillo. È infatti da ieri il siculo-bresciano e la sua collega Roberta Lombardi alla Camera sono stati commissariati, se non addirittura imbavagliati. Grillo ha fatto sapere, infatti, di aver nominato due consulenti per la comunicazione dei gruppi, rispettivamente Daniele Martinelli alla Camera e Claudio Messora al Senato.

Una scelta che ha un suo preciso significato se si pensa che Messora, responsabile del blog Byoblu da sempre vicino al movimento, scriveva domenica: «Chi tradisce anche un solo punto di un accordo scritto, potenzialmente può tradirli tutti, e la serie di reazioni a cascata che ne derivano hanno spesso conseguenze imprevedibili». Nel MoVimento è già tempo di normalizzazione.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica