Roma - Viso color ebano, capelli resi quasi turchini dal contrasto con l'abbronzatura, elegante giacca di rappresentanza. La forma è diversa dalle apparizioni del camper o della gloriosa traversata dello stretto di Messina. Ma il contenuto è identico, anzi, esponenziale: i giornalisti sono il disastro della società, la gente è pronta a sparare con i fucili se non li fermo io, i parlamentari se ne devono andare «tuttiacasa», il Paese sta precipitando in un nulla da Storia Infinita, il Movimento Cinque Stelle, anche in caso di cambio di maggioranza, potrebbe non allearsi con nessuno. Anzi, boh: «Non lo so».
Grillo racconta nell'aula Nassirya del Senato il suo incontro rimandato. Il faccia a faccia con Napolitano, che gli aveva chiesto di salire al Colle già venerdì, ma aveva trovato l'imbarazzo e il rifiuto del comico, in vacanza con la famiglia in Costa Smeralda e non intenzionato a rientrare nemmeno per il Quirinale. Eppure, ribadisce ora il capo M5s, «non c'è più tempo» per il Paese. In autunno arriverà il «collasso economico». Questo ha detto «al presidente: cerchi di fare qualcosa». Gli ha detto «di andare in tv a reti unificate a spiegare come stanno le cose». Altrimenti sciolga «il parlamento» per «ritornare alle urne». E se si torna alle elezioni, «noi ci saremo, non si illudano».
L'incontro è durato circa un'ora e mezzo, oltre i tempi previsti. Il capo stellato si lamenta solo di una cosa: «Mi ha accolto in una sala dove non c'era il collegamento telefonico». Fuori, ad aspettare che uscisse, nemmeno una folla: un gruppetto di una trentina di sostenitori al massimo, nonostante la comunicazione via Twitter del Movimento.
Accanto a Grillo, a parlare di Napolitano e delle emergenze, i capigruppo di Camera e Senato Riccardo Nuti e Nicola Morra. Con loro è salito all'incontro anche Gianroberto Casaleggio: «Ha spiegato a Napolitano di rete di web - racconta il comico - il presidente è accorto, non è ignaro di tecnologie. Volevo far vedere al presidente che persona è Casaleggio». Qualche indiscrezione dell'incontro riservato arriva anche da Morra: «Il presidente ha le spalle larghe, ma ci ha detto che appena possibile mollerà». Ancora Grillo: «Ha convenuto con me che ci sono problemi costituzionali del suo ruolo».
Ora, comunque, continua a spiegare il leader dei cinque stelle, sono necessarie «misure urgenti» per una «economia di guerra», con alterazioni dei consumi alimentari che ricordano quelle degli anni Quaranta. Chi è al governo «è responsabile di questo sfacelo». E anche a Napolitano il capo grillino ha voluto spiegare che il suo ruolo ora è quello di «stemperare gli animi», perché «c'è chi vuole prendere il fucile e sparare». Bisogna fare un «resettaggio totale». «Eliminarli», i politici di vecchio corso. Poi chiarisce: «Noi vogliamo mandarli a casa con la bontà, con la democrazia, ma prima o poi ci stuferemo. Potremmo essere un Paese felice vivendo di bellezza». Oltre a evocare le elezioni, il comico politico ha insomma voluto ribadire a Napolitano che il ruolo suo e del movimento sono fondamentali in questo momento come garanzia democratica. «Non sarò disponibile nelle piazze per tutta la vita», ammette. Per questo il Movimento sta «formando» gli adepti, con corsi che insegnano «le tecniche del movimento del corpo davanti alla televisione».
Nessuna riposta precisa arriva invece sul «dopo» nei rapporti con gli altri partiti. Un nome da proporre, per un eventuale nuovo governo? «Vedremo, saranno nomi decisi dal Movimento». La parola alleanze non la vuole usare nessuno. E anzi: «Prima dicevamo al Pd: ma come fate ad allearvi con il Pdl? - provoca Nuti - ora il contrario, chiediamo al Pdl: come fate ad allearvi con il Pd?».
Riconciliato con Napolitano, Grillo si scatena contro i giornalisti. A lui che non lavora e non «pago le tasse da due anni e mezzo», sfugge: «Voi sareste i più precari di tutti se non ci fossero le sovvenzioni, e vi mantengo anche io!». E Comunque: «Dovreste vergognarvi, una buona parte dello sfacelo di questo Paese è vostra responsabilità. Siete finiti perchè i vostri giornali chiuderanno a breve».
C'erano una volta Monti, Casini e Fini. L'ultimo dei tre è un ricordo, un'ombra, praticamente un ex politico. Il secondo è alla perenne ricerca di un centro di gravità permanente, che ogni anno sembra diventare più piccolo. Monti sta ancora cercando di capire dove e come finirà la sua metamorfosi. Non è più un rettore, non sta più in Europa, non è più un premier e sul biglietto da visita, oltre a senatore a vita, c'è scritto capo di un partito di governo. Il partito sarebbe «Scelta civica». Nessuno, però, si ricorda bene esattamente che cosa sia. Il divorzio con l'Udc è nei fatti. Non sono separati in casa, non si vedono e sentono più, neppure si telefonano. Sabato, quasi per battere il colpo e dire «esistiamo», Scelta Civica scende in piazza a Roma. Mario Mauro, ministro della Difesa e «sceltocivico» parla così del suo partito. «Scelta civica vuole essere protagonista in Europa».
Con la Champions? «Vuole fare le riforme». Come tutti dicono e nessun fa. Ma soprattutto - dice Mauro - siamo pronti ad allargare i nostri orizzonti. «C'è posto per tutti». Certo, visto che Scelta civica è una scatola vuota.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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