RomaE venne il giorno dell'incontro tra Giorgio Napolitano e Beppe Grillo. Un evento a suo modo storico, visto gli oceani che dividono i due personaggi, divisi da una cordialissima antipatia solo parzialmente mitigata qualche settimana fa dal plauso del comico genovese al capo dello Stato che a Berlino si rifiutò di incontrare il candidato dell'Spd alla poltrona di cancelliere tedesco che aveva definito Grillo e Berlusconi due clown. «Chapeau», aveva scritto allora Grillo sul suo blog.
Difficile immaginare quale sarà il tono della consultazione di oggi, il primo appuntamento istituzionale da leader politico del guru genovese. Più facile immaginare la sostanza. Grillo, che sarà accompagnato dai capigruppo alla Camera, Roberta Lombardi, e al Senato, Vito Crimi, ma non da Gianroberto Casaleggio, ufficialmente bloccato da condizioni fisiche precarie, continuerà a dire no a ogni ipotesi di sostegno a un governo Bersani e anche a un esecutivo guidato da una personalità esterna ai partiti. La richiesta forte sarà una e la spiega Crimi: «Un governo a Cinque Stelle. Lo abbiamo sempre detto. Abbiamo venti punti in programma». Dodici in più di Bersani, e ti par poco. Conferma anche da Lombardi, che all'Huffington post spiega: «L'unico governo che voteremmo è un esecutivo a 5 Stelle. Napolitano ci affidi l'incarico: in pochissimi giorni gli presenteremo una squadra di governo ineccepibile». E un governo Grasso? «Non esistono personalità terze pure, un tecnico non è mai imparziale se sostenuto da alcune forze politiche piuttosto che da altre». E un eventuale ritorno alle urne? «Non succederà, i partiti sanno che se si riandasse a votare a breve vinceremmo noi. Troveranno di sicuro un modo per scongiurare le urne». Per l'incontro di domani al Quirinale qualcuno dei grillini aveva anche ipotizzato una diretta streaming. «Nessuno ha chiesto autorizzazioni in tal senso», cadono dalle nuvole al Quirinale. Grillo potrebbe partecipare anche, qualche ora dopo, all'incontro tra una delegazione dei parlamentari a Cinque Stelle e l'ambasciatore Usa David Thorne, quello che aveva invitato i giovani di una scuola romana a imitare lo spirito del M5S.
Ieri è anche stato il giorno del «processino» ai dissidenti che sabato scorso hanno votato Pietro Grasso come presidente del Senato contravvenendo alle regole interne. Una riunione svoltasi a Montecitorio e durata tre ore, che ha visto la partecipazione di tutti i parlamentari. Naturalmente essendo molto delicato il vertice è stata oscurato sul web, secondo l'uso a corrente alternata della trasparenza da parte dei grillini. Bocche cucite ma si capisce che gli obiettori sono stati perdonati. Hanno spiegato le loro ragioni e sono stati riconfermati «a stragrande maggioranza», con una votazione per alzata di mano secondo le regole del gruppo.
Oggi invece si chiudono le primarie online per la scelta del candidato a Cinque Stelle a sindaco di Roma: dodici gli aspiranti sindaco in corsa (solo due le donne) mentre in 56 giocano per essere in lista nel consiglio comunale. Essendo 5mila gli aventi diritto al voto sul portale www.beppegrillo.it si profilano risultati risicati. E c'è chi tra i militanti critica i criteri troppo restrittivi per partecipare al voto: «Facciamo come il Pd?», si lagna uno.
Intanto Adriano Zaccagnini, uno dei deputati a Cinque Stelle fotografati dal settimanale Chi mentre mangiano al ristorante di lusso di Montecitorio - immagine che ha infastidito i militanti del M5S - si scusa: «Ammetto il mio errore e sono pronto a restituire la parte eccedente del conto, che non ho pagato. Non sapevo che in quel ristorante di lusso la quota a carico del deputato è di 15 euro e il resto del conto, probabilmente 80-90 euro, è a carico dei contribuenti. In totale sono stato a mangiare lì tre volte, quello che manca lo restituirò di tasca mia.
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