Grillo si aggrappa all'inciucio «È un governo bunga bunga»

RomaLotta dura. Anzi quasi. Dopo che nel dì di festa gli arroganti studentelli a cinque stelle hanno subito la lezione da parte del giovane prof Enrico Letta, l'impressione è che stavolta sarà difficile per gli esponenti del M5S starsene appollaiati come avvoltoi ad aspettare l'implosione dei partiti tradizionali più o meno alleati nel governo che potrebbe nascere oggi. I segnali ci sono tutti: lo sguardo basso e poco convinto di chi sa che non ha dato una bella prova di sé dell'ottetto guidato da Crimi e Lombardi all'uscita dall'incontro di giovedì con Letta. La dura lezione elettorale subita in Friuli-Venezia Giulia che pure aveva ospitato le intemperanze di Beppe Grillo e del suo tsunami trasformato in ondina. Lo scalpitare di una base che inizia a temere di avere puntato su un cambiamento più di facciata che altro.
Così a Grillo non resta che prendere la valigia dell'attore e cavarne fuori un pezzo di repertorio. Quale? Ma sì: l'inciucione. Perché l'inciucione è quello che per anni è stato l'antiberlusconismo a sinistra. Un mantra buono per tutte le stagioni, l'unico totem attorno a cui rappattumare le anime in libera uscita. Ed ecco quindi il ritornello recitato sul blog del comico che fa fatica a strappare una risata: «Il governo che sta nascendo è un'ammucchiata degna del miglior bunga bunga. Tutti passivi tranne uno che di bunga bunga se ne intende». Oddìo: il bunga bunga. Roba da Bagaglino, più che altro. Così come l'accostamento tra Enrico Letta e Gianni Letta. «Una mescolanza che sconfina nell'incesto, lettiana, che ha in sé il profumo di famiglia, da Mulino Bianco dell'Inciucio. Zio e Nipote Letta si sono alternati come sottosegretari alla presidenza del Consiglio negli ultimi vent'anni. Cambiava il presidente, ma la famiglia Letta era sempre presente. A garanzia di chi? È una coincidenza singolare questa successione monarchica. Una famiglia di predestinati». Poi qualche riferimento culinario: «Il governo minestrone avrà i peggiori odori e sapori della Seconda Repubblica e qualche resto avariato della Prima, come Amato, il tesoriere di Craxi. Pietanze che solo le televisioni riescono a far digerire. Televisioni strafallite dal punto di vista economico».
Intanto il movimento è scosso dalla vicenda del materiale trafugato dagli hacker a una trentina di parlamentari del M5S. Conversazioni politiche, ma anche fotografie e video a luci rosse. Tre in particolare, visionate da un giornalista del quotidiano Libero, ritrarrebbero «una donna senza veli e in atteggiamenti inequivocabili di autoerotismo» che «somiglia molto a una deputata (in rete circola il nome di Giulia Sarti, ndr) di cui non facciamo il nome per evitare complicità con i ricattatori». La stessa sorte, riporta Libero, sarebbe capitata a un suo collega omosessuale.

La violazione delle caselle di posta elettronica, sulla quale la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta, è opera di autodefinitisi «hacker del Pd» che minacciano M5S di rendere noto il contenuto integrale delle mail se non verranno pubblicati immediatamente redditi e patrimoni di Grillo e Gianroberto Casaleggio.

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